
Materiali per resistere alla destrutturazione
In una raccolta di scritti di Ermanno Genre la fede si propone anche come argine all’individualismo esasperato
Confrontarsi con gli studiosi del sociale – come Ulrich Beck, Bruno Latour, Zygmunt Bauman, Alain Touraine, Pierre Bourdieu – significa giungere alla conclusione che viviamo un’epoca di rapido smantellamento di un intero assetto sociale: strutture, norme, convenzioni e modelli culturali. Inoltre, dalle loro riflessioni, abbiamo appreso che la globalizzazione non significa solo la possibilità di connessioni aperte e comunicazioni generative, ma anche la tendenza ad essere spinti a forme radicali di scollamento reciproco in una implacabile atomizzazione dei rapporti: una esaltazione dell’individualizzazione1 per dirla con Beck.
Là dove la Parola ti porta… Fra itineranza e radicamento di Ermanno Genre*, professore emerito della Facoltà valdese di Teologia, è un esame approfondito della fede cristiana che si immerge in questi tempi fatali e turbolenti della “seconda modernità”2 e, allo stesso tempo, è una ricerca del significato di essere comunità di credenti in continua e perseverante relazione con la quotidianità.
L’autore ci presenta, da un lato, un itinerario che vuole «accompagnare la riflessione di chi si trova impegnato nella predicazione e testimonianza dell’evangelo nelle chiese locali e nella società» (p. 5); dall’altro lato, uno strumento per verificare il grado di trasformazione, adattamento e resilienza delle comunità in un mondo che banalizza, manipola e marginalizza l’esperienza spirituale. Viene evidenziata la necessità di ripensare la modalità di fare teologia in situazioni di emergenza e di scarsità di vocazioni pastorali, per trasformare le difficoltà in opportunità, iniziando con il riacquisire, sulla scia dei Riformatori, l’attenzione a leggere gli eventi della vita di tutti i giorni alla luce della Parola trasformatrice di Dio. Così come il dover riconsiderare le modalità di concepire percorsi di studio biblico-teologico nell’ottica di una “pedagogia della formazione continua” rivolta principalmente alle chiese, per riconoscere, incoraggiare e attivare al suo interno nuovi ministeri, secondo il soffio dello Spirito Santo. Insieme e come diretta conseguenza, valutare seriamente l’esigenza di ridefinire la pratica della cura pastorale, tenendo conto, come avverte l’autore, anche della questione concreta di quanti pastori nei prossimi anni andranno in pensione lasciando le proprie congregazioni a doversi organizzare nella scarsità del turnover pastorale.
Un concetto elaborato dal sociologo Ulrich Beck presenta l’immagine del “Dio personale”, come quel processo tramite cui, nelle società occidentali, ogni persona con sempre maggiore indipendenza crea delle narrazioni religiose che meglio si adattano alla propria vita individuale e al proprio “personale” orizzonte di esperienza. Da questo, nella nuova situazione culturale, sociale e politica, ciò che in passato era disciplinato da istanze ecclesiastiche oggi è sempre più il frutto di risolute decisioni personali e tale orientamento mette in continua tensione le regole specifiche che nella storia hanno contraddistinto l’accesso alla Scrittura e ai Sacramenti.
In una tale prospettiva Genre procede, attraverso il dialogo teologico ed ecumenico, nel comprendere come le realtà di fede possano proporre azioni efficaci, frutto di una costruzione partecipata, che limitino la deriva di un solipsismo elevato a sistema. Il lettore è sollecitato a ricercare che cosa possa identificare oggi la comunità in contesti di pluralità caratterizzati dall’essere “itineranti”: chiese disseminate e disperse in territori più o meno vasti, e con, al proprio interno, convinzioni diversificate e a volte in conflitto, ma in fiducioso, anche se precario, equilibrio. Resta aperto il problema di come riuscire a conciliare questa condizione con l’esigenza del radicamento, che tende invece a marcare il nostro profondo bisogno di una identità stabile che si alimenta di tradizioni ereditate e sostanzialmente rassicuranti.
La teologia pratica presentata dal prof. Genre cerca con convinzione di resistere alla forza del pensiero destrutturante che caratterizza i tempi “global-post-moderni” che abitiamo, tentando di far loro corrispondere un pensiero ristrutturante, che sia comunque alternativo a proposte che attingono nel torbido del tradizionalismo revanscista e populista. In conclusione, sarebbe utile consigliare la lettura di questo testo a dei gruppi interni alle singole chiese per abbozzare nuovi percorsi che disegnino modalità aperte di fare comunità.
- Nel senso che identifica il primato dell’individuo che si fonde e identifica con l’individualismo, una deriva del soggetto che, ripiegandosi su sé stesso, diviene totalmente autoreferenziale (U. Beck, La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carocci, Roma, 12ª ed., 2025).
2 O modernità riflessiva, caratterizzata dal porre in questione le fondamentali assunzioni, le insufficienze e le antinomie della prima modernità.
* E. Genre, Là dove la Prola ti porta… Fra itineranza e radicamento. Torino, Claudiana, 2025, pp. 116, euro 14,00.