Siamo ancora in grado di comunicare?

Un giorno una parola – commento a Proverbi 15, 1

 

 

La risposta dolce calma il furore, ma la parola dura eccita l’ira

Proverbi 15, 1

 

Prendi come modello le sane parole che hai udite da me, con la fede e l’amore che si hanno in Cristo Gesù

II Timoteo 1, 13

Care lettrici, cari lettori, questo versetto del libro dei Proverbi ci porta alla letteratura biblica cosiddetta sapienziale. Si parla con aforismi e in poesia, per mezzo di parallelismi e contrapposizioni: dolce-duro; calmare-eccitare; furore e ira.

Se pensiamo alla nostra realtà comunicativa e linguistica, dello spazio privato come di quello pubblico, constatiamo amaramente che di parallelismi contrapposti è rimasto ben poco. Non è il nostro linguaggio piuttosto sbilanciato verso la parola dura? Chi alza più la voce, chi zittisce l’avversario, chi lo intimorisce di più con accuse e minacce?

 

Verrebbe da chiedersi: ma siamo ancora in grado di comunicare? Siamo almeno un po’ consapevoli dello strumento che più ci distingue dalle altre specie e dei suoi scopi? Forse non guasta ricordare i cinque assiomi della comunicazione della scuola di Palo Alto di Paul Watzlawick: è impossibile non comunicare; quello che dico è in relazione dinamica con chi mi ascolta; la natura della relazione dipende da come modulo (punteggiatura) il flusso di comunicazione; non solo quello che dico ma anche come, con che tono, ritmo, volume e atteggiamento corporeo; quando parlo posso rispecchiare il comportamento dell’altro o posso completarlo.

 

Nella Bibbia la parola è non solo strumento, ma soprattutto relazione. E in quanto tale instaura responsabilità. Se voglio calmare un conflitto sono chiamato a rispondere con un linguaggio docile; se non mi importa la relazione, anzi la sfido e cerco di far valere la legge del più forte, beh, posso impiegare, anzi devo, un linguaggio duro.

Non siamo andati un po’ oltre con la nostra comunicazione, che forse è poco comunicazione e più sfogo solipsistico e rabbioso? E anche oggi, però, il Signore si avvicina e ci interpella: “Adamo, dove sei?”. Amen.