«I popoli del Medio Oriente hanno sofferto abbastanza»

La condanna del Consiglio ecumenico delle Chiese dell’attacco israeliano all’Iran

 

 

Nelle prime ore del 13 giugno 2025, Israele ha avviato un’operazione militare contro l’Iran, prendendo di mira le strutture nucleari e le figure militari chiave.

Chiamata “Operazione Rising Lion”, l’ attacco ha provocato la morte dei principali comandanti militari iraniani e scienziati nucleari.

In risposta, l’Iran ha lanciato oltre 100 droni verso Israele, aumentando le tensioni nella regione. Le forze di difesa israeliane (IDF) hanno riportato la notizia di danni significativi all’impianto nucleare iraniano di Natanz.

 

Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) «condanna fermamente l’attacco militare israeliano al territorio iraniano, un atto illegale che viola il diritto internazionale e la sovranità di uno stato-nazione».

«Tale aggressione – recita la nota ufficiale del Cec –  mette in pericolo l’intera regione del Medio Oriente, riaccende i cicli di violenza e rischia di innescare una guerra catastrofica con implicazioni globali. Sfida tutti gli sforzi compiuti attraverso la diplomazia e il dialogo e mina gravemente la ricerca della pace, della giustizia e della dignità umana.

Rifiutiamo tutte le forme di violenza e di escalation, compresi i tentativi deliberati di dare alle fiamme la regione per guadagno politico. L’unico percorso verso una sicurezza reale e duratura risiede nell’impegno per il diritto internazionale, il rispetto reciproco e le soluzioni negoziate».

 

«I popoli del Medio Oriente – chiude il comunicato –  hanno sofferto abbastanza. Chiediamo alla comunità internazionale di ritenere responsabili coloro che minacciano la pace e di agire con urgenza per prevenire un’ulteriore escalation. Il Cec rimane fermo nel suo appello alla giustizia, alla moderazione e al dialogo come unica via morale e sostenibile per andare avanti».

«Il mio telefono mi ha svegliato con avvisi: Israele aveva lanciato “attacchi preventivi” contro l’Iran» scrive David Hardman Ufficiale di collegamento metodista a Gerusalemme.

«Avvertenze di stare vicino a un rifugio e di muoversi nel momento in cui suona una sirena. Questa mattina le app di notizie hanno riportato la rappresaglia dell’Iran, i droni già in aria. Mi preparo per le sirene, per l’inevitabile corsa al rifugio.

Come mi sento? Arrabbiato. Arrabbiato con i leader mondiali che credono ancora che la pace possa essere forgiata attraverso la guerra. Governi che versano infinite risorse nell’accumulo militare rifiutandosi di investire nelle stesse cose che sostengono la pace: istruzione, dialogo, cooperazione.

Sono anche arrabbiato con la chiesa, per aver legittimato la guerra attraverso la teoria della “guerra giusti” invece di offrire una vera visione per la pace, una radicata nella giustizia, nella riconciliazione e nella nonviolenza.

Per quasi due anni, ho lavorato come ufficiale di collegamento metodista. Ho camminato dove Gesù ha camminato, ho vissuto sotto occupazione come ha fatto Lui e ho visto in prima persona come l’oppressione schiaccia le vite.

E sono più sicuro che mai: la pace non arriverà mai con la forza. Deve essere costruito attraverso la giustizia e una lotta incessante e non violenta».

 

Parlando con AsiaNews, il cardinale Dominique Joseph Mathieu, arcivescovo di Teheran-Ispahan dei latin, ha espresso il suo dolore per la recente ondata di violenza, che ha visto attacchi israeliani su obiettivi iraniani seguiti da un attacco di droni di ritorsione da Teheran. «È con rammarico che osserviamo in queste ultime ore, ancora una volta, che la pace è cercata attraverso attacchi preventivi invece di impegnarsi nel dialogo intorno al tavolo dei negoziati».