Shabbat, il giorno di riposo

Un giorno una parola – commento a Esodo 20, 9-10      

 

Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città

Esodo 20, 9-10      

 

Gesù domandò loro: «È permesso, in un giorno di sabato, fare del bene o fare del male? Salvare una persona o ucciderla?»

Marco 3, 4

 

 

 

Quando leggiamo l’osservanza del giorno del riposo prevista nei dieci comandamenti, indossiamo gli occhiali del Nuovo Testamento. Per esempio, l’affermazione di Gesù rivolta ai farisei che stavano rimproverando i suoi discepoli di strappare spighe per mangiarle in giorno di sabato dice loro che: Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato; perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del Sabato (Mc. 2, 23 sgg).

 

Si potrebbe intendere che noi cristiani siamo superiori alla legge mosaica. Tra i tanti episodi che mettono in cattiva luce il sabato, ricordo quello della guarigione dell’uomo dalla mano secca operata in sinagoga da Gesù che dirà ai suoi detrattori: È permesso in un giorno di sabato fare del bene o del male? Salvare una persona o ucciderla? L’ebreo Gesù sta qui smentendo la legge del Sinai? A ben guardare la polemica riguarda l’aspetto formale con cui viene inteso il comandamento. Succede sempre quando la forma prende il sopravvento sui contenuti, perdendo così il significato originario del comandamento. Ed era quello che succedeva in quei lontani anni per una parte degli ebrei osservanti. 

 

In realtà il giorno del riposo rappresenta un dono da parte di Dio che riguarda tutti. Più che cancellare l’indicazione mosaica occorre coglierne l’autenticità. La critica di Gesù è rivolta verso chi pretende di manipolare le indicazioni fondamentali per ridurle ad un rito formale, facile da disattendere. Shabbat in ebraico significa smettere, fermarsi. Ben prima di Mosè Dio stesso dopo aver creato il mondo si riposò. Gli umani che sono stati creati ad immagine di Dio nel loro agire sono chiamati, periodicamente, a fermarsi nel loro fare. Non è un semplice intervallo ma un tempo di gioia, di festa, di riconoscenza. È un limite, che occorre porre al nostro dominio sul mondo. Non è un obbligo ma una necessità. Di più: è un insegnamento che a ben comprenderlo apre il cuore alla gioia, alla libertà e alla riconoscenza verso Colui che vuole liberarci da deliri di onnipotenza. Rendendoci liberi di celebrare il tempo che verrà. Amen.