Le donne fra liberazione e Costituente

La partecipazione alla Resistenza fu seguita da un impegno trasversale nella scrittura della Carta costituzionale

 

L’80° anniversario della Liberazione dal nazifascismo che abbiamo celebrato il 25 aprile di quest’anno non è stata conquista dei soli partigiani di diverse ideologie politiche, ma anche delle partigiane, che spesso non vengono neppure citate. Eppure circa 35.000 donne presero parte attiva alla lotta resistenziale, definita, anche a ragione, “guerra civile” per aver registrato una guerra senza sconti contro coloro che erano rimasti alleati dei tedeschi e, pertanto, divenuti loro collaborazionisti: i fascisti della Rsi. Ebbene, 4653 di loro furono arrestate e torturate, 2750 deportate in Germania, 2812 fucilate o impiccate e 1070 cadute in combattimento. Ma vogliamo anche ricordare le 512 donne commissarie di formazioni partigiane, le 16 partigiane insignite della massima onorificenza, la Medaglia d’oro, e le 17 insignite della Medaglia d’argento. Oltre alle 20.000 donne patriote, vicine ai partigiani, senza contare le 1862 morti che la Commissione italo-tedesca nel 2008, non ha potuto definire o classificare.

 

Certo, rispetto ai circa 250.000 partigiani che parteciparono alla guerra di liberazione; ai 44.700 caduti; ai 21.200 mutilati e invalidi e ai 40.000 Imi finiti nei campi di concentramento, restano una minoranza. Ma si tenga anche conto delle 20.000 donne patriote, aggiunte sulla base di un resoconto approssimativo, che hanno dato accoglienza e rifugio ai partigiani in fuga, offrendo loro un pasto, un posto letto, un bagno caldo e della roba decente da vestire.

Poi c’è anche una storia di emancipazione femminile che comincia con la partecipazione delle donne al Referendum sulla scelta fra Monarchia e Repubblica e l’elezione dei Padri e delle Madri Costituenti, che, complessivamente, raggiunsero il numero di 556: 535 Padri e 21 Madri. È tuttavia con il decreto n. 74 del 10 marzo 1946, in occasione delle prime elezioni amministrative postbelliche, che le donne con almeno 25 anni di età potevano eleggere ma soprattutto essere elette.

 

Fu così che in Italia furono elette le prime sei sindache. Si arriva, pertanto, al 2 giugno 1946, data fatidica per il suffragio universale, in quanto rappresenta la prima volta nella storia d’Italia che 12 milioni di donne, rispetto a 11 milioni di uomini, prendono parte attiva alle votazioni nazionali. Le 21 Madri Costituenti provenivano: 9 dal Pci; 9 dalla Dc; 2 dal Psiup e 1 dal Fronte dell’Uomo Qualunque. Al loro interno furono eletti 75 Padri Costituenti e 5 Madri Costituenti che entrarono a far parte della Commissione per la Costituzione, detta anche impropriamente dei 75, con il compito di scrivere materialmente gli articoli della futura Costituzione. Le cinque donne elette furono: Nilde Iotti (Pci) e Angela Gotelli (Dc), che fecero parte della 1a Sottocommissione per i diritti e i doveri dei cittadini; Teresa Noce (Pci), Maria Federici (Dc) e Lina Merlin (Psi) della 3a Sottocommissione per i rapporti economici e sociali. Le tematiche affrontate dalle Madri Costituenti furono molteplici, come gli articoli prodotti che ne testimoniano l’impegno non solo per la promozione e l’affermazione di valori quali la democrazia, la libertà, la pace, la giustizia sociale e l’uguaglianza di tutti i cittadini italiani, ma anche e in particolare i diritti delle donne rispetto agli uomini, della famiglia e della società in genere.

 

Si affermano, così, la parità giuridica delle donne rispetto agli uomini (art. 3, comma 1); la rimozione degli ostacoli economici e sociali allo sviluppo dei cittadini (comma 2); la parità anche di tipo economico con il genere maschile per la stessa attività lavorativa (art. 37); l’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi (art. 29); l’accesso delle donne al lavoro e alle cariche pubbliche istituzionali tranne che per la magistratura (art. 51), divieto eliminato nel 1963. Ma non vogliamo tralasciare il riconoscimento dei figli naturali e l’eliminazione della dicitura figlio o figlia di NN (art. 30), che sarà completato nel 1975 con il Diritto di famiglia; la protezione della maternità, della infanzia e della gioventù (art. 31) e, infine la legge Merlin n.75 del 20 febbraio 1958 che aboliva le case chiuse ovvero la prostituzione legalizzata.

 

In conclusione, l’apporto delle donne nella formulazione della Carta Costituzionale è stato di fondamentale importanza sia sotto l’aspetto paritario con il genere maschile sia sotto l’aspetto di tutela e protezione della famiglia e di tutti i figli, sia sotto l’aspetto di sostegno alle famiglie disagiate e povere, sia, infine, sotto l’aspetto di promozione dell’istruzione e della cultura. Ma la cosa che più colpisce di queste donne è la sintonia, l’accordo, la simbiosi che hanno saputo trovare al loro interno nonostante provenissero da esperienze di formazione, di cultura e di ideologia politica molto diverse fra loro. Ciò nonostante ci hanno dato un esempio di lavoro concorde ed efficace su tutto. Che bello se si lavorasse così anche oggi, fra donne insieme, fra uomini insieme e fra donne e uomini insieme!