Playlist di Maggio. Voce per le vite minori

Fra musica e teologia la nuova rubrica del Dj e scrittore Diego Passoni. Questo mese Mia Martini e le sue emozioni

 

 

La parola araba Tarab indica “lo stato d’estasi che si vive quando si ascolta una musica che ci piace molto, che ci emoziona e ci permette un distacco dal luogo in cui siamo, per trasportarci altrove”. Questa sensazione ti arriva quando una certa musica ti entra, ti smuove, sposta i massi depositati nel cuore, commuove, fa ballare, forse gridare, forse fa far pace con i pezzi di passato strappato. Forse dà sfogo a lacrime che non volevano uscire da anni, e che poi possono finalmente essere asciugate.

 

Questo è il titolo di una raccolta di 18 canzoni, vecchie, riarrangiate o inedite e rimaste in un cassetto per troppo tempo. La voce che le canta tutte è quella indimenticabile di Mia Martini. Capace di elevare il cantautorato italiano più classico, il rock, il blues, e l‘etnico popolare. Capace di vibrare fino ad arrivare dritta in quel punto che sta sotto lo stomaco, nelle viscere, i Rachamim delle lingue semitiche, la sede dei sentimenti, per pungere con dardi di verità.

 

La voce è rotta e squillante come la ricordiamo, il modo di fare musica è quello che praticamente non si usa più. Parole scritte con cura, e poi pronunciate con chiarezza e cantate con molta consapevolezza. L’esperienza di una donna che con la vita ha fatto a pugni e all’amore. E per questo l’abbiamo sempre amata, profetessa delle vite minori, riuscite a metà, sempre un po’ in attesa di un vaso pieno che non arriva mai, in cerca di motivi per avere pazienza, capaci ancora di sognare e illudersi, forse sbagliate in tutto, ma autentiche. E poi mai veramente a proprio agio, con il proprio corpo, con i vestiti, i capelli, le situazioni, gli imbarazzi, gli eccessi di rabbia, le paure, i ricordi dolorosi e quelli belli, che in quanto ricordi fanno ancora più male. Nemmeno a proprio agio con la felicità, che, quando arriva ti sembra quasi uno scherzo, e uno non se la gode nemmeno tutta per paura che sparisca troppo in fretta.

 

Quanta inquietudine raccontata senza vergogna e senza giudizio. Che bel regalo questo album. Che è nuovo e vecchio allo stesso tempo, come la musica sa essere.