
l’Italia scende ancora nella classifica sulla libertà di stampa
Querele, concentrazioni di potere e altri gap, così la classifica di Reporters sans frontières rivela lo stato di salute dell’informazione
Reporters sans frontières (RSF) smaschera la situazione dell’assetto reale dell’informazione in Italia e nel rapporto pubblicato il 2 maggio 2025)scendiamo di tre gradini più in basso rispetto alla statistica stilata lo scorso anno, quindi dal 46° al 49° posto, il risultato peggiore dell’Europa Occidentale, peggio di Samoa e Belize, per citarne due dei 48 che ci precedono.
Cosa pesa? Soprattutto gli attacchi legali e fisici ai giornalisti che si occupano di inchieste e realizzano servizi su corruzione e criminalità organizzata. Si legge infatti nel World Press Freedom Index 2025 che in Italia “i giornalisti che indagano sulla criminalità organizzata e sulla corruzione sono sistematicamente minacciati e talvolta sottoposti a violenza fisica per il loro lavoro investigativo. Le loro auto o case vengono talvolta distrutte da incendi dolosi. Campagne di intimidazione online vengono orchestrate contro coloro che si occupano di queste questioni. Circa venti giornalisti vivono attualmente sotto scorta permanente della polizia dopo essere stati oggetto di intimidazioni e attacchi”.
E ancora: “La libertà di stampa in Italia continua a essere minacciata dalle organizzazioni mafiose, in particolare nel sud del Paese, nonché da diversi piccoli gruppi estremisti violenti. I giornalisti denunciano anche i tentativi dei politici di ostacolare la loro libertà di occuparsi di casi giudiziari attraverso una “legge bavaglio” che si aggiunge alle procedure SLAPP, prassi comune in Italia. Il panorama mediatico italiano è sviluppato e vanta un’ampia gamma di testate che garantiscono una pluralità di opinioni. Il settore radiotelevisivo comprende diverse emittenti televisive pubbliche (come Rai 1 ) e stazioni radiofoniche, oltre a numerose testate private. Questa pluralità si riscontra anche nella carta stampata, che comprende quasi 20 quotidiani (come il Corriere della Sera e La Repubblica ), circa 50 settimanali (come L’Espresso e Famiglia Cristiana ), numerose riviste e diversi siti web di informazione. I professionisti dei media a volte cedono all’autocensura, sia per conformarsi alla linea editoriale della propria testata giornalistica, sia per evitare una causa per diffamazione o altre forme di azione legale.
La situazione può essere aggravata per i giornalisti di cronaca nera e giudiziaria dalla legge bavaglio votata dalla coalizione di governo del Primo Ministro Giorgia Meloni, che vieta la pubblicazione di un ordine di custodia cautelare in carcere fino al termine dell’udienza preliminare. I sindacati dei giornalisti condannano anche la crescente ingerenza politica nei media pubblici. Un certo grado di paralisi legislativa sta frenando l’adozione di diverse proposte di legge volte a preservare e persino migliorare la libertà giornalistica. Questo spiega in parte le limitazioni che alcuni giornalisti incontrano nel loro lavoro.
La criminalizzazione della diffamazione e le numerose procedure SLAPP limitano la libertà giornalistica. I media dipendono sempre più dagli introiti pubblicitari e dai sussidi statali. Anche la carta stampata sta affrontando un graduale calo delle vendite. Inoltre, l’annunciata acquisizione di una delle principali agenzie di stampa italiane, l’Agenzia Giornalistica Italiana , da parte di Antonio Angelucci, deputato della maggioranza al potere e proprietario di diversi altri importanti quotidiani italiani, evidenzia la minaccia della concentrazione dei media e dei conflitti di interesse. Il risultato è una crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo, il suo dinamismo e la sua autonomia. La polarizzazione della società durante la pandemia di Covid-19 ha colpito i giornalisti, vittime di aggressioni verbali e fisiche durante le proteste contro le misure sanitarie. Questa polarizzazione persiste, cristallizzandosi attorno a questioni politiche o ideologiche legate all’attualità”.
Per gentile concessione dell’autrice e del sito articolo21.org