Il terremoto accresce la già difficile situazione delle minoranze religiose in Myanmar

Intanto le chiese tentano di organizzare i soccorsi

 

L’attuale crisi umanitaria e per i diritti umani del Myanmar, già in corso, è stata intensificata dall’impatto del terremoto di magnitudo 7,7 che ha colpito l’area attorno alla città di Mandalay il 28 marzo, e dalle sue scosse di assestamento. Come epicentro del terremoto, il Myanmar sta affrontando le conseguenze più gravi del disastro, che ha avuto un effetto immenso in un ampio settore del sud-est asiatico. Le Nazioni Unite parlano al momento di duemila vittime accertate, ma il bilancio finale si prevede purtroppo assai più grave.

 

Il disastro, secondo l’organizzazione umanitaria Christian Solidarity Worldwide (Csw),  che opera in vari contesti affinché il diritto alla libertà di religione o di credo sia sostenuto e protetto, ha intensificato i problemi esistenti di discriminazione religiosa e repressione in Myanmar. Le minoranze religiose ed etniche, già sistematicamente emarginate da tempo, stanno attualmente vivendo sfide ancora più significative.

 

Per decenni, le autorità del Myanmar hanno limitato severamente la libertà religiosa e reso quasi impossibile per specifici gruppi religiosi praticare la loro fede in modo aperto e sicuro, comprese le restrizioni sulla costruzione o l’attuazione della necessaria manutenzione dei loro luoghi di culto, rendendoli estremamente vulnerabili al terremoto. «La segnalazione selettiva del regime sul disastro – recita un comunicato di Csw-, che ha in particolare omesso le notizie sulle distruzioni delle moschee con centinaia di fedeli all’interno dal momento che il terremoto è accaduto di venerdì, giorno di preghiera, ha sollevato preoccupazioni su come le comunità musulmane siano escluse dalle narrazioni nazionali e dagli sforzi di soccorso».

 

Come se non bastasse la giunta militare al potere persiste nell’esecuzione di attacchi aerei in zone densamente abitate, comprese le aree di minoranza etnica e religiosa, amplificando la crisi umanitaria in corso.

 

«La giunta militare al potere sta “approfittando” del caos e della sofferenza causati dal disastro naturale per continuare la sua persecuzione delle minoranze religiose ed etniche», ha ribadito Tera Kouba, pastore dei ministeri internazionali/asiatici presso la First Baptist Church di San Antonio (Stati Uniti).

 

Intanto i soccorsi si organizzano al meglio. Scende in campo anche la Federazione luterana mondiale (Lwf) che chiede urgentemente donazioni per sostenere chiese e comunità in Myanmar e Thailandia. La segretaria generale della Lwf, la pastora Anne Burghardt, ha inviato una lettera di solidarietà ai leader della chiesa in Thailandia e Myanmar, trasmettendo «empatia e solidarietà» e assicurando alle chiese le preghiere della Federazione. la Segretaria generale ha confermato «l’impegno della comunione luterana a stare al vostro fianco e al fianco delle chiese in questo momento di crisi attraverso un sostegno e un aiuto tangibili».

 

«Molti sopravvissuti sono in lutto per i propri cari, dormono all’aperto per paura delle scosse di assestamento e lottano per accedere ad acqua pulita, cibo e riparo», dice un contatto della Lwf nella città di Yangon. Il disastro arriva in un momento in cui il paese era già alle prese con disordini politici, difficoltà economiche e un diffuso collasso infrastrutturale. «A Yangon, le interruzioni di corrente hanno causato gravi carenze idriche, perché tutte le pompe dell’acqua non funzionano più».

 

«I nostri leader della chiesa hanno sede a Yangon, ma molte congregazioni si trovano nelle regioni rurali vicino all’epicentro», spiega Katariina Kiilunen, che per la Federazione luterana guida il Programma esecutivo sullo slviluppo delle leadership, che si trovava a Bangkok per un workshop della Lwf quando il terremoto ha colpito. «Non hanno modo di contattare molti dei loro membri. Non sanno se sono al sicuro. Ci impegniamo a stare con le nostre sorelle e fratelli in questo momento difficile».

 

Al momento del terremoto, la Chiesa evangelica luterana della Thailandia a Bangkok ospitava per l’appunto il seminario diaconale regionale annuale della Lwf. L’evento aveva riunito 36 pastore e pastori e lavoratori diaconali provenienti da tutta l’Asia. Tutti i partecipanti e il personale sono al sicuro. «Avevamo appena finito la nostra preghiera di chiusura quando il terremoto ha colpito», ricorda Kiilunen. «Per fortuna, eravamo al piano terra della chiesa, molto più sicuro di molti dei grattacieli intorno a noi».

 

 

Foto: Edificio crollato a Yemathin, una grande città sulla città principale sulla vecchia autostrada Yangon-Mandalay. Foto: NAG Myanmar