
L’annuncio “sovversivo” della predicazione di Gesù
Un giorno una parola – commento a Matteo 10, 6-7
Come gli uccelli spiegano le ali sulla loro nidiata, così il Signore degli eserciti proteggerò Gerusalemme; la proteggerà, la libererà, la risparmierà, la farà scampare
Isaia 31, 5
Gesù disse ai discepoli: «Andate verso le pecore perdute della casa d’Israele. Andando, predicate e dite: “Il regno dei cieli è vicino”»
Matteo 10, 6-7
Una folla viene ad ascoltare Gesù. Ascoltare la sua voce guarisce, salva dall’oppressione. Essere in relazione con Gesù, rimanere in collegamento con lui porta alla liberazione. Nel Sermone sul Monte, che troviamo sempre nel Vangelo secondo Matteo, il discorso di Gesù è molto simile. Gesù non sta soltanto dalla parte degli esclusi, egli stesso è uno degli esclusi e inizia la sua attività pubblica tra la gente in cui egli stesso è stato cresciuto e allevato.
Gesù è figlio del suo popolo al quale porta la buona notizia che “il Regno di Dio è vicino”. Coloro che lo seguono non sono soltanto un gruppo ristretto di compagni e compagne, ma un movimento più vasto e variegato, che comprende uomini e donne, ricchi e poveri, amici e nemici. I caposaldi del Vangelo di Gesù secondo Matteo si trovano proprio in questi due punti programmatici: “Beati gli afflitti!” (Matteo 5, 4) e “Amate i vostri nemici!” (Matteo 5, 44).
Questo significa anzitutto che la teoria e la prassi vanno necessariamente a pari passo: la prassi è il buon frutto, il risultato della buona teoria, ovvero dell’albero buono che si nutre grazie alle sue radici dell’acqua della verità e della vita della Parola di Dio.
Questo è in realtà tuttora l’annuncio “sovversivo” della predicazione di Gesù che guarisce la società malata del suo tempo: la liberazione annunziata implica la liberazione della società dalle sue stesse fondamenta malsane, ovvero dalle sue corrotte impostazioni di fondo, dalle sue radici, piuttosto che una semplice divisione tra ricchi e poveri, tra buoni e cattivi, tra nemici e amici. Amen.