Cpr di Torino, le parole delle chiesa valdese locale

«Forte preoccupazione di fronte alla recente riapertura del Centro di permanenza e rimpatrio»

 

La Chiesa valdese di Torino «esprime forte preoccupazione di fronte alla recente riapertura del CPR di Corso Brunelleschi, ultimo tassello di una politica di criminalizzazione e segregazione delle persone migranti». Così apre un comunicato della chiesa locale, all’indomani della ripresa delle attività all’interno del Centro di permanenza e rimpatrio del capoluogo piemontese. Operativo dal 1999 è sempre stato operativo tranne negli ultimi due anni. Le numerose proteste e rivolte delle persone costrette a vivere fra gabbie e reti e la tragica morte al suo interno di Moussa Balde avevano portato nel 2023 ad una chiusura del centro. 

 

Per la morte di Balde la fase dibattimentale del processo si è aperta a febbraio e vede imputati per omicidio colposo la direttrice dell’ex ente gestore Gepsa e il medico responsabile.

 

«Da anni – prosegue il testo della Chiesa valdese di Torino –  assistiamo ad una politica chiaramente razzista che priva delle libertà e dei diritti persone la cui unica colpa è quella di aver voluto lasciare il proprio paese di origine, o di essere state costrette a farlo. I centri di detenzione per persone migranti, qualsiasi nome abbiano, sono la negazione del diritto e spesso, all’interno di essi, sono messe in discussione la dignità e la sacralità della vita umana. Preghiamo perché tutti e in particolare quanti sono chiamati e chiamate a responsabilità di governo a tutti i livelli ritrovino lo spirito di libertà e solidarietà che diede vita, all’indomani della caduta del regime fascista, alla nostra Repubblica e ai principi sanciti dalla Carta Costituzionale».