
Quale Europa nel nostro futuro? Quella di Ventotene
Prosegue la nostra riflessione: dopo la “bagarre” alla Camera, abbiamo rivolto alcune domande a Valdo Spini
L’Aula della Camera dei Deputati si è bruscamente animata la settimana scorsa. Parola chiave è stata: Ventotene. Il Manifesto Per un’Europa libera e unita (redatto nel 1941 da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, quand’erano al confino come oppositori del regime fascista) è stato teatro di scontro politico tra opposizioni e maggioranza in occasione della seduta indetta per approvare una risoluzione presentata dalla maggioranza stessa riguardo alle comunicazioni della presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo. Giorgia Meloni ha citato il Manifesto di Ventotene dicendo: «Non mi è chiarissima la vostra idea di Europa, perché nella manifestazione di sabato a piazza del Popolo e anche in quest’Aula è stato richiamato da molti partecipanti il Manifesto di Ventotene: spero non l’abbiano mai letto, perché l’alternativa sarebbe francamente spaventosa», ha affermato prima di citare alcuni passi del testo: «“La rivoluzione europea dovrà essere socialista”. “La proprietà privata dovrà essere abolita”». Chiudendo il suo intervento dicendo: «Non so se questa è la vostra Europa, certamente non è la mia», scatenando l’ira delle opposizioni.
Ne parliamo con Valdo Spini, già professore universitario, parlamentare per diverse legislature, ministro e sottosegretario, ora presidente del Coordinamento delle riviste italiane di cultura e del Circolo Fratelli Rosselli.
– Il 31 agosto 2023 lei ha tenuto a Torre Pellice una lezione magistrale sull’Europa davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: l’occasione era l’inaugurazione di una targa dedicata ad Altiero Spinelli posta nel luogo nel quale nel 1943 (ospite allora del valdese Mario Alberto Rollier) il federalista enunciò pubblicamente il suo ideale europeista, concepito a Ventotene. Il federalismo di Spinelli, Rossi e Colorni proponeva l’idea di un sistema politico europeo basato su un “patto” di unità e di solidarietà tra gli Stati, per bandire il veleno nazionalistico. Ecco, quel “patto” (termine molto caro alle chiese protestanti) sembra non essere molto amato dalle nostre forze politiche di maggioranza.
«Per quanto riguarda i valdesi, questi hanno sempre guardato all’Europa, ed è molto significativa l’accoglienza che Altiero Spinelli trovò alle Valli in quell’estate 1943. La risposta alla sua domanda è semplice: per gli estensori del Manifesto di Ventotene la ragione dei due conflitti mondiali stava nel nazionalismo dei singoli Stati e il rimedio poteva essere solo quello di un federalismo europeo che recidesse alla radice le cause di queste guerre. Le attuali forze politiche di maggioranza sono divise. Forza Italia si riconosce nell’europeismo del Partito Popolare Europeo, la Lega di Salvini vi è nettamente contraria; Fratelli d’Italia della presidente del Consiglio Meloni cerca invece di stare tra l’Unione Europea e gli Usa di Trump».
– È una mossa vincente?
«In un mondo globalizzato, in cui gli Usa di Donald Trump conducono una politica estera basata sui rapporti di forza militari ed economici, senza più nemmeno un riferimento di facciata a una politica estera di valori e di ideali, diventa difficile negare la necessità di uno scatto in avanti nella dimensione politica dell’Unione Europea. E la forza di questo richiamo è stata dimostrata dalla piazza, quella del Popolo di Roma del 15 marzo. Ecco, allora, che la maggioranza di centro-destra cerca di formulare un richiamo in senso contrario: da una situazione di difficoltà si esce con un richiamo alle particolarità nazionali, a un’Europa che non abbia una vera e propria volontà collettiva, ma faccia solo quello che i singoli stati nazionali convengano che possa fare».
– Il Manifesto di Ventotene da questa bagarre politica esce comunque protagonista, nel bene o nel male…
«Giorgia Meloni, che non è certo una personalità politica sprovveduta, ha compreso la forza del richiamo di quel Manifesto, a livello interno, ma anche europeo e ha cercato di colpirlo proprio sul tema della democrazia, mescolando scorrettamente il punto di arrivo (L’Europa Federale con tanto di Parlamento), con lo strumento politico per abbattere il fascismo che, in quegli anni terribili 1941-42, appariva agli estensori del documento come quello “del partito rivoluzionario” che poteva anche instaurare transitoriamente una dittatura – cosa che ovviamente non condivido. Per di più, l’ on. Meloni ha mutilato la frase sulla proprietà privata, accusando il Manifesto di volerla abolire, mentre, secondo il Manifesto la proprietà privata deve essere “abolita, limitata, corretta, estesa (!), caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio”».
– Quindi non abolita tout court …
«Meloni se l’ è presa con uno Spinelli uscito dal Pci contro lo stalinismo, un Ernesto Rossi, esponente del movimento di Rosselli “Giustizia e Libertà” e con il socialista Eugenio Colorni, caduto a Roma nel maggio 1944 perché ucciso dai militi fascisti della banda Koch. Forse a chi ancora tiene nel proprio simbolo la fiamma del Movimento sociale italiano (Msi), proprio non va giù che da tre personaggi ristretti al confino dal regime fascista sia venuta una grande idea, come quella dell’Europa unita».
– C’è chi sostiene però che l’Unione europea sia un’aggregazione male assortita di Stati nazionali privi di reale sovranità…
«Beh, questa aggregazione mal assortita di cose ne ha fatte. Basta pensare che la maggior parte dei suoi Stati membri hanno in comune la moneta! Il problema è che oggi bisogna fare di più di quello che si è fatto prima e lo si deve fare come Europa. E se l’Italia potrà riprendersi a livello economico lo dovrà al Pnrr frutto del Next Generation-Eu, finanziato con il debito comune europeo. Oggi occorre affrontare insieme i problemi dell’economia e dell’ambiente, della difesa e della sicurezza, i problemi sociali e quelli del lavoro».
– Perché è doveroso ricordare da dove nasce l’idea di Europa come ha fatto l’onorevole Fornaro rivolgendosi alla presidente del Consiglio?
«Perché questo è proprio un motivo di orgoglio nazionale. Grazie all’azione coerente condotta fino alla sua scomparsa da Altiero Spinelli, anche a livello europeo si riconosce al Manifesto di Ventotene l’atto di nascita dell’Europa federalista. La stessa presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che appartiene al Partito Popolare Europeo, ha ricordato che “nel Manifesto di Ventotene si trovano le prime tracce dell’Europa”».
Per approfondire: