Bergamo, a 5 anni dal Covid

La città lombarda ha ricordato le seimila vittime del 2020 con una cerimonia pubblica e una preghiera interreligiosa

 

«Il silenzio è il grembo dei nostri pensieri più profondi, quando siamo messi di fronte al mistero della vita e della morte». Con queste parole, già consolidate nelle precedenti edizioni, ha preso avvio sabato 22 marzo, al Cimitero monumentale, il ricordo delle seimila vittime del Covid a Bergamo. L’assessore Giacomo Angeloni, nel suo saluto inziale, ha indicato tre parole chiave dell’incontro: la condivisione del dolore, la speranza che il mondo possa migliorare, e infine l’amore per la nostra città.

 

Era il 18 marzo quando la fila di camion militari carichi di bare uscivano dal Cimitero, in quanto era impossibile procedere alla cremazione, tanto da dover raggiungere altre sedi. Una giornata piovosa ha caratterizzato il pomeriggio e si è così reso necessario collocare la preghiera interreligiosa nel salone del Tempio crematorio. Erano presenti tre realtà associative mussulmane, la Comunità Baha’i, la Comunità Sikh, la Comunità Hare Krishna, la Comunità cristiana copto-ortodossa, la Comunità cristiana ortodossa romena, mentre, come avvenuto dopo la costituzione del Consiglio delle Chiese cristiane, la comunità valdese e quella cattolica si sono associate per un comune messaggio quest’anno scelto dalla tradizione patristica.

 

Nella dichiarazione letta in conclusione dell’incontro (si tratta del testo elaborato nel 2021, che mantiene ancora tutta la sua attualità) si afferma la cura dell’anima nel messaggio di speranza e di consolazione per lo spirito, senza con ciò volersi sostituire al compito della medicina o della gestione politica. Il compito è quello di: «porsi al servizio, discreto e intelligente, di un cammino per ritrovare il senso dell’appartenenza a un’unica umanità, per risvegliare la solidarietà degli universi, gli altri, come individui, come comunità e come popoli… una testimonianza di come per tutti noi sia preziosa l’eredità dei nostri padri e delle nostre madri, delle generazioni che ci hanno preceduto e che più di tutte hanno pagato il prezzo del contagio».

 

Siamo dunque uniti e unanimi nel dire “grazie” per il dono che sono state le persone che ci sono state sottratte dal Covid19 e a cui dobbiamo una profonda riconoscenza per il loro servizio alla società civile e alle nostre comunità di fede. È stata ben rappresentata l’Amministrazione comunale (che quest’anno si è fatta interprete di diverse iniziative a cinque anni di distanza) con la presidente del Consiglio comunale, Romina Russo, e con l’assessora Marzia Marchesi.