
Il 17 marzo del 1981 partiva l’indagine sulla Loggia P2
«La loggia massonica P2, sulla quale da qualche anno la stampa favoleggiava, assumeva forma e sostanza e nelle sue fila si poteva rinvenire una ragguardevole frazione della classe dirigente del paese»
«Il 17 marzo 1981 i magistrati della procura di Milano Giuliano Turone e Gherardo Colombo, nel corso delle indagini sul falso rapimento di Michele Sindona (2 agosto – 16 ottobre 1979) e sull’omicidio di Giorgio Ambrosoli (12 luglio 1979), fecero perquisire lo stabilimento della ditta Giole di Castiglion Fibocchi, piccolo comune a pochi chilometri da Arezzo, uno dei luoghi d’attività di Licio Gelli, il cui nome ricorreva con sempre maggior insistenza nelle indagini».
La ricostruzione storica è disponibile sul sito Rete degli archivi – Per non dimenticare.
«Il 7 maggio il governo – si legge –, avvertito dell’importanza del rinvenimento, istituiva un comitato amministrativo d’inchiesta per accertare se concorrano i presupposti di fatto e di diritto per ritenere che la cosiddetta loggia P2 sia da considerare come associazione segreta, in quanto tale dall’articolo 18 della Costituzione.
Il 21 maggio la Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona, presieduta dal socialista Francesco De Martino, rendeva nota la documentazione sequestrata a Castiglion Fibocchi – da poco ricevuta dal tribunale di Milano cui l’aveva richiesta per completare l’indagine – e il caso esplodeva sulla stampa e nel dibattito politico. La documentazione rinvenuta apparve sconvolgente. La loggia massonica P2, sulla quale da qualche anno la stampa favoleggiava, assumeva forma e sostanza e nelle sue fila si poteva rinvenire una ragguardevole frazione della classe dirigente del paese; soprattutto, quelle carte sembravano fornire un principio d’ordine, una chiave interpretativa in grado di spiegare almeno una parte delle tensioni dell’ultimo decennio».
Nel libro Italia occulta (nella nuova edizione di Chiarelettere del 2021) di Giuliano Turone è ricostruita la storia: «Un cumulo di fatti atroci rimasti il più delle volte senza giustizia recuperati e ricostruiti in un disegno complessivo ricco di frammenti e risvolti dimenticati o trascurati durante i processi», si legge nella quarta di copertina. Turone testimone e protagonista come magistrato di quella terribile stagione, si addentra nella storia della P2 e entra tra gli anfratti di storie torbide e sconvolgenti che hanno come protagonisti criminali, terroristi e mafiosi ma pure uomini delle istituzioni, veri traditori della Repubblica. Ciascuno di essi, con responsabilità diverse, ha tramato contro la nostra democrazia. Come dimostra Turone, solo grazie al sacrificio di eroi valorosi tra magistrati, carabinieri, finanzieri e poliziotti, e all’impegno di alcuni politici tenaci e coraggiosi come Tina Anselmi, l’Italia è riuscita a rimanere un paese libero: leggendo queste pagine, minuziosamente documentate e frutto di anni di ricerche, sembra quasi un miracolo che ciò sia potuto accadere. Nel suo nuovo volume Crimini inconfessabili il racconto di Turone, prosegue.
Anche Gherardo Colombo ricorda, «Stavamo investigando sul falso rapimento di Sindona e scoprimmo i suoi rapporti con Licio Gelli e da lì l’esistenza della loggia P2, l’organizzazione più volte toccata dall’interesse dei media e indicata come sede di trame occulte. Molti elementi emersi dalle indagini collegavano queste due persone, ne parlo nel dettaglio nel mio libro Il vizio della memoria (Feltrinelli).
Collaboravano con noi gli uomini della Guardia di Finanza, coordinati dal comandante del nucleo di Milano, colonnello Vincenzo Bianchi, di cui Giuliano Turone si fidava moltissimo per precedenti indagini complesse nell’ambito delle quali era stato arrestato Luciano Liggio, capo di Cosa Nostra all’epoca. Demmo loro l’ordine di perquisire residenze e dimore di Gelli, raccomandando di non avvisare i loro superiori dell’operazione che si apprestavano a compiere, di fare attenzione a che nessuno si accorgesse della loro presenza sui luoghi di intervento. L’operazione si svolse il martedì 17 marzo 1981 e interessò diversi luoghi, compresi quelli di lavoro, in cui ritenevamo che Gelli potesse custodire del materiale interessante. È quindi essenziale riuscire oggi a tenere in mano il filo che lega i fatti di quegli anni terribili, spesso resi volutamente indecifrabili per coprire responsabilità e bugie. Lo dobbiamo alle nuove generazioni, cui Turone soprattutto si rivolge».
Clicca i link per approfondire:
Rete degli archivi – per non dimenticare
Il video L’ombra oscura della P2 – Rai Play – Blu notte