
Credere e sperare nell’aiuto di Dio
Un giorno una parola – commento a Geremia 16, 19
Signore, mia forza, mia fortezza e mio rifugio nel giorno dell’avversità!
Geremia 16, 19
Paolo scrive: «Io so in chi ho creduto, e sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito fino a quel giorno»
II Timoteo 1, 12
Trovarsi in una situazione ingestibile in cui non si sa cosa fare, è un’esperienza comune a tutti gli esseri umani. Geremia è un profeta che si è trovato suo malgrado in mezzo a una contesa tra Dio e il suo popolo. Tra castighi e promessa di restaurazione, Geremia vede solo tenebre e rovina intorno a sé e nel prossimo futuro del suo popolo. Dio gli aveva chiesto sacrifici personali difficili da accettare. Ma, nelle sue sofferenze, Geremia ha saputo trovare la sua forza e la sua protezione in Dio.
La profonda verità espressa dal profeta è che l’essere umano è per sua natura un essere debole e talvolta passivo di fronte agli eventi della propria vita. Ce ne accorgiamo nei momenti difficili da cui è difficile uscire con le sole proprie forze, rischiando di rassegnarsi.
Le parole del profeta suonano come una preghiera e come una confessione di fede. E sono un invito a riflettere su come affrontiamo i momenti di angoscia e di incertezza nella nostra vita. A chi ci rivolgiamo in queste momenti?
A differenza di chi nella sofferenza si chiede dov’è Dio, o di chi fa fatica a credere ed ha bisogno di prove dell’esistenza di Dio, Geremia si rivolge a un Dio che è presente, che agisce con potenza in favore di chi lo invoca quando questi è indifeso e privo di forza. Questo ci ricorda l’importanza della fede e della preghiera nella nostra vita quotidiana.
Le parole “fortezza” e “rifugio” ancorano in Dio una difesa infallibile e una liberazione certa da qualunque avversità. Siamo dunque invitati a credere e a sperare nell’aiuto sempre pronto di Dio, a vivere con fiducia, sapendo che Dio è sempre al nostro fianco. Amen.