
Tempio del Serre: un progetto per metterlo in sicurezza e riaprirlo al pubblico
Chiuso a fine 2019 per il distacco di intonaco dalla volta
Il tempio del Serre di Angrogna, in val Pellice, è uno dei tre della chiesa valdese locale (assieme a quello di capoluogo San Lorenzo e di Pra del Torno, in fondo alla valle). Da fine 2019 è chiuso per un problema alla volta che non garantiva più un accesso in sicurezza alla struttura. «Abbiamo dovuto chiudere il tempio perché si è staccata una parte dell’intonaco della volta (costruito con la tecnica del “cannicciato” intreccio di piccoli legni o canne rivestito di calce, non portante quindi) – ci spiega Marina Bertin, presidente del Concistoro della chiesa valdese di Angrogna – e per evitare incidenti abbiamo dovuto a malincuore vietare l’accesso al tempio che è il punto di partenza della passeggiata storica della val d’Angrogna. In questa chiesa inoltre si tenevano ance alcuni, pochi, culti, ma soprattutto era usata per concerti ed eventi pubblici, organizzati per esempio dal Comune».

In un primo momento si è subito pensato a intervenire con fondi del Pnrr come per il tempio del Ciabas (nell’ambito di una misura per la tutela e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale) ma non è andato a buon fine. «A causa di un vizio di forma dovuto a un errore nell’accatastamento non potevamo accedere a questo tipo di finanziamento – ci ha spiegato l’architetto Luca Manfren, che ha seguito la progettazione per entrambi i templi – e quindi abbiamo dovuto cercare di reperire fondi altrove».
«Dopo aver percorso un lungo iter (tre anni) per far inserire il tempio come bene culturale alla Sovrintendenza siamo arrivati al termine del procedimento che ha quindi permesso di chiedere un finanziamento di 166.000 euro all’Otto per Mille valdese e siamo in attesa di sapere se verrà finanziato e in che percentuale – ha aggiunto Bertin –. Siamo consapevoli che la chiesa di Angrogna dovrà fare la sua parte ma ci sono stati buoni riscontri in questa direzione con molto entusiasmo teso a cercare di riaprire al più presto il tempio a tutti e tutte». A livello di interventi la progettazione è stata complessa. «Il problema è nel “cannicciato” della volta. L’intonaco si è staccato dal legno, e il rischio che ricapiti in altre zone è elevato – spiega Manfren –. Ho quindi dovuto creare un sistema di protezione: verrà posizionata una rete di vetroresina sotto la volta e sarà ancorata a una struttura in acciaio da costruire nello spazio del sottotetto. La rete verrà poi rasata cosicché dall’interno del tempio non si noterà l’intervento. E anche la struttura portante di acciaio, poggiante sui muri perimetrali, non sarà visibile se non dal sottotetto».
Oltre al consolidamento della volta sono previsti altri piccoli ma importanti lavori. «Verrà costruita una piccola intercapedine a monte per risolvere i problemi di umidità di risalita; le grondaie verranno convogliate nella rete di raccolta di acque piovane e si edificherà una rampa per persone disabili per accedere al tempio. Infine verranno restaurati i serramenti e si rifarà il portone di accesso».
Ma l’intervento più delicato è quello della facciata. «Essa – conclude Manfren – è stata intonacata negli anni ’60 del secolo scorso con materiali e colori difformi dall’originale. Cercheremo di trovare tracce del colore originario per riportare, con il rifacimento del portone, la facciata alla sua forma originale».
