Scherzi della memoria: il quacchero Benjamin Lay

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L’8 febbraio 1759 muore ad Abington il quacchero Benjamin Lay. Nato a Copford, in Inghilterra, nel 1682, fu marinaio e nel 1718 si stabilì a Barbados con la moglie Sarah Smith per fare il mercante. Impressionato dal brutale trattamento inflitto agli schiavi, divenne agricoltore in Pennsylvania, rifiutando di consumare prodotti del lavoro servile. Alto poco più di un metro e venti (come la moglie), Benjamin andava fiero della propria gobba e della sua folta barba bianca. Dopo la morte di Sarah, scrisse il libro di denuncia All Slavekeepers that keep the innocent in bondage. Lo pubblicò nel 1737 Benjamin Franklin, che ne condivideva le idee ma con meno coerenza (possedeva tre schiavi e li emancipò solo in punto di morte).

 

Lay scrisse oltre duecento libri, contro la pena capitale e il sistema carcerario, a favore dell’autoconsumo e del vegetarianismo. Divenne famoso per le sue spettacolari azioni dimostrative. Nel 1738, a un importante raduno quacchero a Burlington, proclamò che agli occhi di Dio ogni essere umano ha pari dignità e che la schiavitù è il peggiore dei peccati. Poi prese un libro in cui aveva infilato una vescica di animale ripiena di sangue e lo trafisse con la sua spada gridando Così Dio verserà il sangue di chi riduce in schiavitù suo fratello.

 

Molti ricchi quaccheri erano mercanti e proprietari di schiavi, e non presero bene l’intemerata del loro confratello, che ripeté azioni simili in varie occasioni. I contemporanei si divisero tra chi reputava Lay un piantagrane e un mentecatto, e chi lo equiparava a Diogene, per lo stile di vita e l’audacia nel dire la verità. Benjamin Lay fu l’ultimo quacchero a essere espulso dalla congregazione per aver protestato contro lo schiavismo. Ci sarebbero voluti altri quarant’anni perché i quaccheri iniziassero a bandire i proprietari di schiavi. Con le sue eccentricità, Lay era un profeta in anticipo sui propri tempi.