
Gruppi cristiani ed ebrei fanno causa all’amministrazione Trump
Secondo i querelanti la decisione di consentire agli agenti di controllo dell’immigrazione di entrare nei luoghi di culto viola il diritto della libertà religiosa garantito dal Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti
Diverse organizzazioni religiose cristiane ed ebraiche hanno intentato una causa contro la decisione dell’amministrazione Trump di consentire agli agenti di controllo dell’immigrazione di entrare nei luoghi di culto.
In una denuncia congiunta depositata ieri presso la Corte distrettuale degli Stati Uniti per il distretto della Columbia, più di due dozzine di enti religiosi hanno sostenuto che consentire retate dell’Immigration and Customs Enforcement (ICE) degli Stati Uniti nelle chiese viola i loro diritti di libertà religiosa ai sensi del Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti.
«Un’azione di controllo dell’immigrazione durante i servizi di culto, il lavoro pastorale o altre attività della congregazione sarebbe devastante per la pratica religiosa», si legge nella denuncia.
«Distruggerebbe lo spazio consacrato del santuario, ostacolerebbe il culto comunitario e minerebbe l’assistenza sociale che è fondamentale per l’espressione religiosa e la pratica spirituale delle congregazioni e dei membri dei querelanti».
Tra gli enti querelanti ci sono: la Mennonite Church, USA, la African Methodist Episcopal Zion Church, la Episcopal Church, i Disciples of Christ, la Church of the Brethren, la General Assembly of the Presbyterian Church (USA) e gli enti regionali della United Church of Christ e della United Methodist Church.
Vi sono inoltre: il Latino Christian National Network, la Central Conference of American Rabbis, il North Carolina Council of Churches, la Union for Reform Judaism, la Unitarian Universalist Association e la United Synagogue of Conservative Judaism.
Gli imputati nominati nella causa includono il Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti, il Segretario della sicurezza interna, Kristi Noem, la U.S. Customs and Border Protection (CBP), il commissario facente funzione del CBP Pete Flores, la U.S. Immigration and Customs Enforcement (ICE), e il direttore facente funzione dell’ICE, Caleb Vitello.
Il leader evangelico progressista Jim Wallis, direttore del Center on Faith and Justice della Georgetown University e fondatore dell’organizzazione non-profit per la giustizia sociale Sojourners, ha affermato in una dichiarazione inviata via e-mail al The Christian Post martedì mattina che «l’ amministrazione Trump minaccia di violare i luoghi di culto sacri, impedendo loro di vivere i comandamenti di accogliere “lo straniero” come indicato dalle nostre Scritture».
«Fare ciò è un’aggressione eclatante al libero esercizio della religione, in violazione sia del Primo Emendamento che del Religious Freedom Restoration Act», ha affermato Wallis.
«La presentazione di questa causa, che riunisce molte confessioni e tradizioni, segna un nuovo capitolo nell’eredità storica delle comunità di fede che appellandosi ai propri obblighi scritturali difendono la libertà religiosa e la giustizia per i più emarginati e vulnerabili».
«La decisione improvvisa del Department of Homeland Security (DHS) di revocare la politica sui luoghi sensibili e di sottoporre i luoghi di culto ad azioni di controllo dell’immigrazione è una chiara violazione dei diritti dei querelanti ai sensi del Primo Emendamento e del Religious Freedom Restoration Act», ha affermato Kelsi Corkran, avvocato principale dei querelanti. «Non vediamo l’ora di presentare il nostro caso in tribunale».
Il mese scorso, il DHS ha annunciato la revoca di una politica inizialmente emanata nel 2011 durante l’amministrazione Obama che impediva all’ICE e al CBP di far rispettare la legge sull’immigrazione in aree “sensibili”, tra cui scuole e chiese.
«Questa azione autorizza gli uomini e le donne coraggiosi del CBP e dell’ICE a far rispettare le nostre leggi sull’immigrazione e a catturare gli stranieri criminali, tra cui assassini e stupratori, che sono entrati illegalmente nel nostro paese», ha affermato il DHS. «I criminali non potranno più nascondersi nelle scuole e nelle chiese americane per evitare l’arresto. L’amministrazione Trump non legherà le mani alle nostre coraggiose forze dell’ordine, e invece si fida che usino il buon senso».