
Pragelato, fra storia,turismo e post-olimpico
Il mensile L’Eco delle valli valdesi propone un dossier sul comune dell’alta val chisone
È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di febbraio del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it. Focus sul Comune di Pragelato.
Qui di seguito l’intervista al sindaco Massimo Marchisio.
Pragelato, 18 borgate, 1500 metri di altezza il centro urbano che ospita il Municipio, quasi 90 km di estensione per quella che fu un tempo la capitale della Repubblica degli Escartons – e che diede il nome, per alcuni secoli, alla valle. Dal 1343 al 1713, la regione italo-francese a cavallo delle Alpi Cozie si trasformò in una federazione fondata sulla democrazia e sull’autonomia di cinque Escartons (il Briançonnais, il Queyras, la valle di Oulx, la val Pragelato e Castel Delfino in val Varaita), che prese il nome di Comunità degli Escartons, ed ebbe come capitale Briançon (il nome deriva dal termine escartonner, cioè ripartire equamente le imposte), che viene ricordata anche per il paradosso alpino, e cioè l’altissima alfabetizzazione e apertura mentale degli abitanti rispetto al comune pensare, che vedeva nel Medioevo i montanari come rozzi e chiusi.
Oggi ovviamente le cose sono cambiate e Pragelato è un centro che ha nel turismo e nelle attività sportive il suo motore trainante. Proprio lo sport è stato protagonista del grande evento di portata mondiale, le Universiadi, che hanno visto Pragelato essere uno dei siti di gara. «L’evento è stato molto interessante – ci spiega il neosindaco Massimo Marchisio – e ci ha dato la possibilità di testare la nuova infrastruttura per la specialità del biathlon, finanziata dai fondi di quello che fu il “tesoretto olimpico” e dalla Regione per circa otto milioni di euro. Voluta dalla scorsa amministrazione, diventerà un fiore all’occhiello del già riconosciuto Centro Fondo di Plan e con questa aggiunta diventerà un nuovo centro federale per lo sci nordico (con il biathlon) e lo ski-orienteering, nuova disciplina che sta prendendo piede. Le arre di atterraggio dei trampolini del salto, quindi, avranno nuova vita con il poligono per il biathlon e una pista per lo skiroll, disciplina che permetterà agli atleti di allenarsi anche d’estate. Abbiamo ricevuto molti complimenti dalle varie delegazioni, dagli atleti, e la presenza delle televisioni ha fatto si che Pragelato si vedesse in tutto il mondo. E gli eventi di quest’anno non sono ancora terminati: a marzo avremo un’altra importante vetrina, che sono gli Special Olympics, le Olimpiadi per persone con handicap mentali».
La vocazione turistica di Pragelato è messa al centro dal Sindaco durante l’intervista. «La vitalità del Comune – continua Marchisio – si basa sul turismo. Un turismo che si sta trasformando e che non vive soltanto la montagna d’inverno ma anche d’estate. I cambiamenti climatici e lo slittamento delle stagioni stanno pesantemente influenzando l’industria dello sci. Quando ero giovane si sciava spesso già a inizio novembre, con molta neve. Oggi invece la situazione è molto diversa, negli ultimi due anni a esempio l’innevamento è stato assai scarso nei primi mesi freddi, quelli che garantirebbero un fondo per tutta la stagione. L’altro lato della medaglia del cambiamento climatico è legato al caldo estivo, che spesso spinge molte persone a cercare refrigerio in quota. Questa sorta di turismo proviene anche dall’estero e spesso non si limita soltanto a passare periodi più o meno lunghi ma porta a installarsi per lavorare da remoto, grazie alle nuove tecnologie. La nostra Unione montana sta puntando molto su questa forma di turismo».
Di cantieri e di obiettivi Pragelato ne ha molti ma quale è il “sogno nel cassetto” di questa amministrazione? «Pragelato – conclude Marchisio – dal 1963 è stata per decenni una piccola stazione sciistica; per decisioni più o meno discutibili è stata messa al margine della Via Lattea, uno dei più grandi comprensori alpini, a cui siamo collegati soltanto con una funivia costruita per le Olimpiadi. Tutto il versante del monte Morefreddo porta i segni delle vecchie piste e degli impianti dismessi. Allo stesso modo molte unità immobiliari hanno perso “valore” con la chiusura dei vecchi impianti di risalita. E anche le attività commerciali soffrono di questo avvenimento. L’obiettivo è quindi quello di riqualificare la zona del Morefreddo non in ottica sci alpino ma tracciando itinerari estivi (con il boom delle e-bike i vecchi tracciati si prestano a essere percorsi) e invernali (in questo caso dedicati a chi non sci, per esempio per i ciaspolatori) creando quindi un’offerta complementare alla Via Lattea che andrebbe a soddisfare le richieste di una fetta di pubblico».