Peste suina, piani di depopolamento fra Piemonte e Liguria
Nuove misure di contenimento dei cinghiali dopo il flop della recinzione costata 10 milioni di euro
La scorsa settimana si è svolto nel Grattacielo della Regione Piemonte un “vertice” fra il presidente Alberto Cirio, l’assessore al Commercio, Agricoltura e Cibo, Caccia e Pesca Paolo Bongioanni e il commissario straordinario per il contrasto alla peste suina africana Giovanni Filippini, che ha prodotto importanti novità sulle misure da attuare sul territorio.
«Il commissario Filippini – ha dichiarato il presidente Cirio – ha introdotto un cambio di paradigma fondamentale: continuare nell’opera di contenimento del contagio entro aree rigidamente controllate, ma al tempo stesso rafforzare l’azione di depopolamento. Quando si affacciò per la prima volta il virus, ormai tre anni fa, attuammo subito le indicazioni dell’Europa creando le recinzioni per isolare le aree infette: ma questo si è poi rivelato un metodo incompatibile con la situazione orografica del Piemonte. Per questo oggi il modo più efficace per contrastare la pandemia è identificare e isolare i cinghiali infetti e depopolare la zona cuscinetto dove non c’è infezione. È un’azione di contrasto che va anche nella direzione di diminuire i danni all’agricoltura e gli incidenti stradali causati dai cinghiali».
«A seguito della grande azione di monitoraggio e controllo esercitata dal Piemonte – ha aggiunto l’assessore Bongioanni – il commissario Filippini, con cui abbiamo avuto fin dal primo momento piena sintonia, ci dà la possibilità di intervenire autorizzando la caccia al cinghiale nella cosiddetta Zona di restrizione 1, che sta fra la Zona 2 dove si era riscontrata l’infezione e la zona indenne, permettendoci così di creare quella fascia franca in grado di isolare il contagio. Siamo custodi di un patrimonio straordinario, con i distretti suinicoli del Cuneese e del Chierese forti di 1,5 milioni di capi e un indotto economico di 4 miliardi. Dobbiamo tutelare questo patrimonio. Grandi preoccupazioni in questo momento non ce ne sono, la malattia è sotto controllo e ci permette di garantire la sicurezza ai nostri distretti suinicoli di pregio».
«Il nostro obiettivo – ha spiegato Filippini – è tenere il virus all’interno delle zone infette. Ci vorrà tempo per eradicarlo da queste zone, e la linea è quindi di confinarlo. In questo momento la strategia prevede il controllo nella fascia 1, o Zona cuscinetto, dove vogliamo eliminare completamente la specie cinghiale».
L’obiettivo dichiarato, certamente difficile da perseguire, in realtà passerebbe attraverso uno sterminio che di certo avrebbe altre controindicazioni sul piano dell’equilibrio e del mantenimento della biodiversità.
In ogni caso tutto questo attivismo non riguarda, almeno per ora, il Pinerolese.
«Non siamo nelle zone dove ci sono restrizioni – sottolinea il presidente dal Cato 1 Federico Avondetto –; da noi si pratica la caccia al cinghiale tradizionale, di solito in squadra e con i cani: la stagione si è appena conclusa e abbiamo superato di poco le 500 prede, più o meno in linea con gli ultimi anni».
Positivo riscontro invece per quanto riguarda i danni alle colture: «Il 2024 sarà l’anno con meno danni agricoli da parecchio tempo (circa 8000 euro) il che certifica come il cinghiale sia un problema molto relativo…» chiosa Avondetto.
Da qualche anno è possibile effettuare anche la caccia di selezione al cinghiale, oltre a camoscio, cervo e capriolo… «È una possibilità abbastanza recente, che comporta dei limiti quali l’assenza del cane e la caccia in solitaria; l’opzione non è molto gradita dai nostri cacciatori; infatti, su 300 animali cacciabili ne sono stati presi appena 19, avendo ancora qualche settimana a disposizione».