Vivere il deserto 

Un giorno una parola – commento a Deuteronomio 8, 2

 

 

Ricordati di tutto il cammino che il Signore, il tuo Dio, ti ha fatto fare in questi quarant’anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore

Deuteronomio 8, 2

 

Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto; e nel deserto rimase per quaranta giorni, tentato da Satana. Stava tra le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano

Marco 1, 12-13

 

 

Nel grande racconto del viaggio umano, il deserto emerge come protagonista silenzioso di ogni vera trasformazione. Nel testo biblico non sono le foreste incantate o i regni fatati delle fiabe a ospitare le più profonde metamorfosi dell’anima, ma proprio questo spazio apparentemente vuoto, dove la realtà si fa essenziale e spietata.

 

Il Deuteronomio ci ricorda che il deserto è memoria viva di un incontro. “Ricordati di tutto il cammino”, dice il testo, e in questo ricordo pulsa la presenza di un Dio che si fa compagno di viaggio. Non è un caso che Saint-Exupéry abbia scelto proprio il deserto come luogo dove il suo Piccolo Principe scopre che «l’essenziale è invisibile agli occhi” – verità che risuona profondamente con l’esperienza del popolo d’Israele nel suo cammino.

 

Come Giacobbe, alias Israele, che lotta con il mistero divino fino all’alba, ogni viandante del deserto deve confrontarsi con le proprie ombre. La lotta di Giacobbe ci parla del deserto quale luogo dove i confini tra il sé e l’altro, tra l’umano e il divino, si fanno più sottili. Ne emerge un uomo che zoppica ma porta la benedizione – immagine di come la trasformazione spesso passi attraverso la ferita.

 

Il deserto diventa così non solo scenario, ma maestro. Nella sua aridità insegna la sete di ciò che veramente conta, nei suoi silenzi fa emergere le voci più profonde dell’anima. Rimane il grande teatro dove l’umano e il divino danzano la loro eterna coreografia di ricerca, lotta e scoperta.

Il popolo guidato da Mosè attraverso questo spazio impervio non sta solo camminando verso una terra promessa fisica – sta imparando a diventare popolo, sta imparando a riconoscere il volto del suo Dio nelle prove come nelle benedizioni.

In questa prova si nasconde un dono: la possibilità di scoprire chi siamo veramente quando tutto il superfluo viene spogliato, quando rimaniamo soli con le nostre verità più profonde e con quel Dio che cammina accanto anche quando le sue orme sembrano scomparire nella sabbia.

 

Amen.