L’Aiuto delle Chiese evangeliche svizzere svizzera critica i tagli federali alla cooperazione
Il Parlamento svizzero riduce di 110 milioni di franchi i contributi alla cooperazione internazionale per il 2025
Il Parlamento svizzero riduce di 110 milioni di franchi i contributi alla cooperazione internazionale per il 2025. Poiché il budget per la cooperazione deve essere utilizzato anche per finanziare gli aiuti all’Ucraina, l’anno prossimo i Paesi del Sud del sud del mondo patiranno una riduzione dei finanziamenti di quasi il 20%. L’Aces (Aiuto delle Chiese evangeliche svizzere), organizzazione sociale emanazione della Chiesa evangelica riformata svizzera interviene con una nota per «deplorare questa decisione del Parlamento, che non è priva di conseguenze per molte persone nei paesi del Sud e per il loro lavoro». L’organizzazione umanitaria invita «la Svizzera ad assumersi la propria responsabilità nel mantenimento della pace e della stabilità nel mondo».
Per l’Aces questi tagli sono «incomprensibili e irresponsabili. Inoltre, mandano un segnale negativo alla luce delle numerose crisi globali. La Svizzera è uno dei paesi più ricchi del mondo. Ha quindi i mezzi e il dovere di impegnarsi per un mondo più giusto e, quindi, per la pace e la stabilità. Invece, il Parlamento ha deciso di realizzare risparmi a scapito dei più poveri del mondo».
Nel 2023 l’Aces ha ricevuto dalla Confederazione contributi per le sue attività all’estero (compreso l’aiuto umanitario) per un totale di 15,4 milioni di franchi, che rappresentano il 21% di tutte le entrate destinate alle attività all’estero. Aces «cercherà di compensare una possibile riduzione dei fondi federali attraverso le sue attività di raccolta fondi e i contributi di altri donatori istituzionali. Tuttavia, se i fondi federali finora disponibili venissero drasticamente ridotti, saremmo costretti a ridurre o interrompere i progetti, o addirittura a chiudere gli uffici di coordinamento e a ritirarci dai paesi in cui portiamo avanti i programmi».