L’autorità di Gesù di Nazareth

Un giorno una parola – commento a Marco 1, 22

 

Non disprezzare la correzione del Signore, non ti ripugni la sua riprensione

Proverbi 3, 11

 

Egli insegnava loro come uno che ha autorità

Marco 1, 22

 

L’espressione “insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi” è particolarmente significativa. Gesù non si limita a ripetere pedissequamente le interpretazioni tradizionali, ma parla con una profondità e un’originalità che generano stupore. 

La sua autorità non deriva da un ruolo istituzionale o da un titolo accademico, ma scaturisce dalla sua stessa essenza: una Parola viva che penetra nell’esistenza umana, capace di smascherare le dinamiche del male e offrire una liberazione autentica.

 

Questo primo atto pubblico di Gesù nella sinagoga di Capernaum diventa metafora del suo ministero: un insegnamento che non si accontenta di spiegare, ma trasforma. Non sono solo parole dette, ma Parola che agisce, che guarisce, che libera. Lo stupore dei presenti non è semplicemente ammirazione retorica, ma il riconoscimento di una profonda e radicale novità di vita: un modo di insegnare che tocca l’interiorità, che sfida le strutture consolidate e promette una rigenerazione integrale dell’umano.

 

La libertà con cui Gesù interviene – pur non avendo i titoli formali per farlo – rivela già la sua missione: sovvertire non per distruggere, ma per restituire autenticità e pienezza di vita. Egli rappresenta un’autorità diversa da quella degli scribi: non basata su interpretazioni letterali e formalistiche, ma su una comprensione profonda dell’intenzione di Dio per l’umanità.

In questo senso, l’autorità di Gesù si manifesta come forza rigenerativa che crea discontinuità dalle interpretazioni sterili, libera dalle oppressioni religiose e sociali, e restituisce all’essere umano la dignità. Non è un’autorità che schiaccia, ma che solleva; non che divide, ma che riconcilia; non che giudica, ma che guarisce.

 

Il versetto di Marco svela dunque questa verità: l’autorità vera non sta nei titoli o nei ruoli, ma nella capacità di generare vita, di rivelare l’essenza più profonda delle cose, di condurre alla libertà. Un’autorità che non si impone, ma si propone; che non comanda, ma accompagna; che non pretende, ma dona. Amen.