«Fermatevi»
Partecipato e sentito culto per la pace organizzato dalle chiese valdesi, metodiste e battiste
Il Signore «Fa cessare le guerre fino all’estremità della terra; rompe gli archi, spezza le lance, brucia i carri da guerra».
«Fermatevi», dice, «e riconoscete che io sono Dio.
Le parole del Salmo 46 sono state il filo rosso che ha guidato i partecipanti al culto che ha riunito le chiese battiste metodiste e valdesi in Italia per chiedere pace per il mondo martoriato.
Un evento fuori dall’ordinario, che dalla piattaforma Zoom si è spostato su YouTube dato il grande numero di richieste di partecipazione, segnale inequivocabile di quanto il tema sia sentito e urgente.
«Abbiamo chiesto e ottenuto di esprimere in coro l’anelito di pace che sale dalle nostre comunità; ringraziamo gli esecutivi delle nostre chiese per la pronta risposta nell’organizzare questo momento» ha ricordato la pastora Anna Maffei in apertura.
Il vice presidente dell’Opera per le chiese metodiste in Italia, il pastore Nicola Tedoldi, ha sottolineato come «una delle prove più difficili sia predicare il messaggio della Bibbia quando tutto sembra difficile, anche se il testo è pieno di speranza e ci dice di non avere paura. È vero, ma proviamo oggi ad andare in terra di guerra e a raccontare che Dio è rifugio e forza.
Come possiamo farlo? Se vogliamo dare peso al messaggio non dobbiamo usarlo come una bella frase consolatoria, ma dobbiamo trasformarlo in azione, viverlo sulla nostra pelle. “Fermatevi” dice Dio nel Salmo 46, un grido che deve salire da ogni parte della terra, fermatevi voi che fate la guerra. Solo allora, quando ogni arma sarà deposta, potremo iniziare a parlare di pace. Fermarsi per riconoscere che noi non siamo Dio e non possiamo decidere della vita e della morte degli altri esseri umani. Allora e solo allora potremo avvicinarci a vedove, a genitori che hanno perso i figli e dire loro di non temere, di ascoltare: “non ci sono più cannoni, costruiamo la Pace”. Eppure dobbiamo anche dire che abbiamo paura, la guerra ci fa paura, e ci fa paura chi la promuove e sostiene. E ci fa paura chi fabbrica e vende armi. Abbiamo paura anche di noi stessi che forniamo armi a guerre che sembrano non finire mai».
«Mentre le nazioni rumoreggiano la voce del Dio della vita si fa sentire senza ambiguità» gli ha fatto eco la diacona Alessandra Trotta, moderatora della Tavola valdese. «Beati i costruttori di pace, che ricevono la beatitudine di essere chiamati figli e figlie di Dio: non per razza, non per genere, non per forza, ma per essere costruttori di pace. Come predicarla questa pace se non si è capaci di lasciare spazio a un ideale di umanità universale, a partire dalle relazioni più prossime? Una via che richiede educazione, fiducia e speranza».
Serve preparazione dunque per compiere un simile percorso ha continuato Trotta, «come ha fatto il movimento di lotta nonviolenta di Martin Luther King, che si riuniva nelle chiese, si esercitava in pratiche nonviolente, e poi usciva nelle strade per manifestare».
Trotta ha ricordato che «Nei prossimi mesi testimoni di pace israeliani e palestinesi verranno in Italia nell’ambito del progetto “Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace”, voluto dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Si tratta di persone che sanno bene che o ci si salva insieme o non ci sarà mai vera pace per nessuno».
Il pastore Alessandro Spanu, presidente dell’Unione cristiana evangelica battista in Italia, si è chiesto e ha chiesto se davvero si può pensare che «armare uno Stato sia un modo per giungere alla pace. La parola di Dio dice che l’azione più stupenda è intimare ai belligeranti di fermarsi, distruggere le armi. Anche Gesù, nelle fasi finali della sua vita, quando sta per essere abbandonato e rinnegato, alla proposta dei discepoli di considerare di avere a disposizione due spade, risponde con un secco «Basta!» (Luca 22, 38). La buona notizia del Salmo 46 è che possiamo aver fiducia in Dio. Oggi diciamo “basta” alle guerre, fermatevi, e riconosciamo che Dio è un rifugio e una forza».
L’ascolto di canti corali, e di letture alternate condivise dai pastori Ivano De Gasperis, Luca Maria Negro, Massimo Aprile, Gabriele Arosio, e dalla sorella Donatina Cipriani, hanno fornito altrettanti momenti di riflessione, a partire dall’impegno delle Ambasciatrici e degli Ambasciatori di Pace, gruppo nato nell’ambito delle chiese battiste con l’obiettivo di farsi in ogni maniera, con voce e con azioni, portatori di un messaggio universale di giustizia, che ha raccolto nel tempo tante adesioni.
In conclusione del culto la pastora Maffei ha infatti ricordato che chi fosse interessato ad aderire all’Alleanza di pace (manifesto lanciato nel dicembre 2023),, può farlo mandando una mail con nome, cognome, provenienza e eventuale appartenenza di fede a: [email protected].
Qui di seguito il video del culto: