Una chiesa di pace per un futuro di pace
Una consultazione promossa dalla Chiesa evangelica riformata in Svizzera e dallo HEKS EPER
Una chiesa di pace per un futuro di pace: un obiettivo, uno scopo, un cammino comune e condiviso. Sono alcune delle parole di apertura che hanno animato la recente Consultazione promossa dalla Chiesa evangelica riformata in Svizzera e dallo HEKS EPER sul tema “Una missione verso molti. Le sfide della nostra missione cristiana alla luce della pluralità delle nostre identità e realtà locali”, tenutasi a Budapest dal 25 al 27 novembre. Un incontro storico, che ha visto riuniti per la prima volta quasi tutti i partner ecclesiali dello HEKS.
Nel corso della consultazione sono stati presentati i progetti attualmente attivi, tra cui quello relativo al Centro diaconale La Noce, nato anche grazie alla collaborazione con lo HEKS. Lo scambio di testimonianze tra realtà specifiche e locali ha offerto uno sguardo multicolore sul presente, come una vetrata che riflette la luce di un futuro condiviso.
Un’altra parte cruciale dei lavori è stata dedicata alla riflessione sulla missione comune e alle sfide ancora da affrontare. La missione di Dio è stata descritta come un’azione divina nel mondo che invita i credenti a parteciparvi attraverso quattro dimensioni: testimonianza personale, comunità, celebrazione e servizio. Due sono le grandi sfide del nostro tempo: la transizione dalla ruralità all’urbanizzazione e la crisi della modernità, caratterizzata dal declino dell’ottimismo verso il progresso.
Sono seguite le testimonianze di tre partecipanti, tra cui l’autore di questo articolo, che hanno arricchito il dibattito, ponendo l’accento sull’importanza del dialogo interculturale, dell’adattamento linguistico per favorire la comprensione reciproca e sulla trasformazione delle identità cristiane, plasmate da Dio e dal rapporto con gli altri. Vivere la missione significa aprirsi, condividere esperienze e creare spazi di vita e ciò va oltre ogni discorso legato alla “reputazione” del lavoro che si svolge. Come emerso da una dalle meditazioni che hanno accompagnato le giornate di questo incontro, il lavoro sociale e diaconale, anche a distanza, è certamente indispensabile. Tuttavia, le esperienze della vita ci portano a comprendere che il loro fondamento si trova nella grazia divina profondamente radicata in quei luoghi che chiamiamo e sentiamo casa.
I progetti dello HEKS non si limitano a fornire assistenza immediata, pur essenziale, ma puntano a costruire una consapevolezza condivisa che respinga la violenza e le disuguaglianze, proponendo la via della riconciliazione. L’obiettivo è trasmettere alle nuove generazioni, ma anche a chi è oggi soggetto e fautore di questo impegno, una prospettiva di cambiamento, che non si riduca a logiche assistenzialiste, ma apra a un futuro di equità e speranza.
La missione, come sottolineato durante l’incontro, è dinamica, in continua trasformazione, poiché coinvolge non solo il fare, ma anche l’essere. La nostra identità cristiana è intrinsecamente missionaria e trova senso nella relazione: con Dio, con gli altri e con noi stessi. È una missione che non cerca di prevalere attraverso il proselitismo, ma si offre come testimonianza di trasformazione e come annuncio di un futuro rinnovato per tutti.
Molto sta cambiando nel nostro mondo e nelle nostre società: vale per tutti, chiese comprese. Le sfide che abbiamo davanti sono numerose, diversificate e complesse e questa consultazione si è rivelata fondamentale per guardare insieme al futuro, imparare gli uni dagli altri e condividere soluzioni.
In fondo, siamo frammenti di un’umanità spezzata che, messi insieme, formano una vetrata multicolore attraverso la quale si irradia la luce della speranza.