Aldo Comba, una vita ricca di doni
È mancato a 100 anni il pastore che ha svolto una infinità di ruoli e incarichi, sempre al servizio della Parola
L’ ultimo tributo al pastore Aldo Comba, deceduto a Torre Pellice dopo aver compiuto i 100 anni nel maggio scorso, espressione anche della riconoscenza della chiesa, è l’intervista inserita nel volume Dalla pellicola al digitale. Cinquant’anni di presenza evangelica nel servizio pubblico radiotelevisivo, curato da Marco Davite per l’Assise della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). In quelle pagine Comba racconta dell’impegno, sorto in maniera un po’ improvvisa e in una veste inedita, quella di conduttore in studio della neonata trasmissione Protestantesimo. Un ruolo che ricoprirà con il consueto garbo, ma anche con l’entusiasmo, suo e di tutti, di fronte a una nuova modalità per rivolgersi a un’Italia che stava cambiando velocemente. Ma tanto, nella sua vita era avvenuto prima, e molto avverrà dopo.
Aldo Comba era nato a Genova nel maggio 1924; dopo gli studi classici, frequentò la Facoltà valdese di Teologia, per poi studiare ancora a Bossey e Zurigo. Sarà pastore in prova a Livorno e Pisa (1947- 48), poi il matrimonio con Fernanda Jourdan, compagna di oltre 75 anni di vita insieme, e subito viene inviato in Uruguay, dove viene consacrato nel 1949 (sarà pastore a Cosmopolita, Nueva Valdense, Ombues de Lavalle e Colonia Miguelete fino al 1955). Ma intanto, come ricorderà a Riforma, si adopererà con alcuni colleghi per la nascita di una comunità a Montevideo. Similmente a quanto avverrà nelle valli valdesi rispetto a Torino, si avviava una tendenza a lasciare le zone rurali per la capitale: «… Notammo che molti valdesi che si trasferivano a Montevideo erano di fatto perduti per la chiesa. Decidemmo di presentare alla imminente Conferenza distrettuale un ordine del giorno che proponesse l’organizzazione di una chiesa valdese a Montevideo». La chiesa nascerà nel 1952, l’attuale tempio ha festeggiato i propri 50 anni nel 2018.
Rientrato dall’Uruguay Comba, è pastore a Prali (1956-63), nel periodo in cui viene costruito il nuovo tempio; per alcuni anni segue anche Rodoretto, poi servirà le chiese di Pisa (1963-64) e di Bergamo (1964-71). Segue l’esperienza di segretario della Fcei, incarico che manterrà fino al 1979, all’interno del quale, come si diceva, si inserisce l’esperienza televisiva: che fu di natura tecnica, ma anche n qualche modo “politica”, dovendo la Fcei discutere con vari livelli di dirigenza Rai sia degli orari di programmazione sia, a volte, di qualche contenuto, percepito allora come troppo… in anticipo sui tempi.
I successivi anni sono un susseguirsi di incarichi a livello internazionale, ambito in cui per anni è stata impegnata anche Fernanda. Con lei, e parallelamente a lei, il pastore Comba, che maneggia quattro lingue oltre alla nostra, svolge un’importante attività di traduzioni: a lui si devono l’edizione italiana della Teologia della speranza di Jürgen Moltmann (Queriniana, 1970), ma anche il Lutero di Roland Bainton (Einaudi, 1960) e la prima edizione italiana dell’Etica di Dietrich Bonhoeffer (Bompiani, 1969), oltre naturalmente a lavori di traduzione per l’editrice Claudiana, da G. Bornkamm a A. McGrath). Firma anche alcuni testi, fra cui uno, ampiamente “utilizzato” nelle nostre chiese, è Le parabole di Gesù (1978), ed è membro del Comitato editoriale, di cui sarà presidente dal 1997 al 2006.
Il periodo che va dal 1979 all’emeritazione, avvenuta nel 1994, è quello di Ginevra: sono gli anni degli incarichi che avrà in primo luogo presso l’allora Alleanza riformata mondiale (oggi Comunione mondiale di Chiese riformate – Wcrc) in qualità di segretario esecutivo del Dipartimento Comunicazione e testimonianza. Si trattava, come ricorda nel libro intervista Finestre sul mondo, a c. di M.G. Borgarello (Claudiana 2017), di curare le pubblicazioni, l’informazione e i contatti con «le chiese nel mondo, compresi i Paesi al di là della “cortina di ferro”». Un altro capitolo verrà scritto nella branca del Consiglio ecumenico delle Chiese che si occupa di prestiti agevolati e finanziamenti alle chiese e alle cooperative, sempre a livello mondiale (Eclof). Parallelamente però, il pastore Comba cura le chiese valdesi della stessa Ginevra e di Losanna, nate dalle famiglie di italiani emigrati in Svizzera, provenienti dal Meridione ma anche dalle stesse valli valdesi.
Il rientro sarà poi stabilmente a Torre Pellice, e sarà contrassegnato da vari incarichi: fra quelli a cui teneva di più, probabilmente, era di provvedere, ogni tanto, alle predicazioni in lingua francese, allora previste mensilmente a Torre Pellice e in altre chiese. Perché la vocazione sua è stata sempre fondamentalmente pastorale: ciò che gli permetteva di adempiere a funzioni ufficiali con serietà e consapevolezza delle Discipline (e delle possibili deroghe alle medesime). Come quando, nella veste di presidente del Sinodo valdese del 1968, su richiesta dei “contestatori” che sedevano in galleria, decise di dar loro la parola. Ricordava in un’intervista su Riforma, a 50 anni da quegli eventi, che, stabilito che si potesse dar la parola a quei giovani, tuttavia «Mi sembrava brutto che fossero costretti a scendere e attraversare l’Aula, passando attraverso una sorta di “Forche caudine”. Così decisi che potessero parlare dall’alto: all’epoca non c’erano radio-microfoni ed eravamo vincolati ai cavi elettrici; un ragazzo calò un ombrello dalla balconata, qualcuno dalla platea vi agganciò filo e microfono, e senza ulteriori intralci il Sinodo potè ascoltare la voce dei “contestatori”». Come dire, con fantasia e disponibilità all’ascolto, si fanno tante cose.
Il pensiero di Aldo Comba, negli ultimi anni (l’ultima intervista su Riforma, a cura di Gabriella Ballesio, è dell’agosto scorso) ha ribadito più volte che anche e soprattutto nell’850° anniversario del movimento valdese si dovesse tener presente la vocazione alla predicazione, alla nonviolenza e alla povertà. Parole sempre dette con garbo, ma incisive.
Il funerale si svolgerà sabato 30 novembre alle 10.30 del mattino nel tempio centrale di Torre Pellice (To).
Foto di Pietro Romeo: Aldo Comba