Israele-Palestina, liberarsi dagli stereotipi

Partecipato incontro in libreria Claudiana a Milano per ribadire, attraverso i libri, che il dialogo è l’unica soluzione al conflitto

 

La libreria Claudiana di Milano ha ospitato, in occasione di Bookcity 2024, una serie di incontri e tra questi, giovedì 13 novembre, un dibattito su Israele e Palestina in cui si sono incontrati Roberta De Monticelli, Anna Foa e Arturo Marzano, coordinati da Giovanni Carletti degli Editori Laterza.

 

Tra i libri vi sono rimandi che sono già espressione di un dialogo possibile, continuato durante la presentazione anche con il pubblico. Perché il dialogo è sale della ricerca storica e filosofica. Sala stracolma, persone in piedi. È un conflitto che abbonda di pregiudizi e di polarizzazioni che rischiano di estenderlo internamente e oltre i suoi confini, invece di tentare di comprendere le ragioni e i torti, le legittime rivendicazioni, da una parte e dall’altra, che costituiscono la storia del conflitto, pur nelle asimmetrie evidenti e nella sproporzione altrettanto evidente del massacro a Gaza, con la morte di tanti civili. Cercare una maggiore comprensione dei contesti storico-culturali, significa capire che alcuni pregiudizi sono frutto e conseguenza – mai però causalità lineari – della storia del Mediterraneo. In questi tre saggi si riflette criticamente sulle logiche territoriali ed etniche del passato che tante ondate di profughi hanno provocato. Occorrono nuove soluzioni, come tante associazioni in loco cercano ancora di intravedere, unico antidoto, nonostante il pessimismo dovuto all’incapacità di scardinare il ciclo della violenza, alimentato dall’escalation.

 

Cominciamo dal coraggioso libro di Anna Foa ‘Il suicidio di Israele che vuole approfondire la pluralità di dibattiti intorno ai diversi sionismi che hanno portato alla formazione dello stato di Israele, fino a tentare di imparare dalla storia quali errori non si devono più commettere per salvaguardare il sapore di una soluzione democratica, ossia la convivenza tra persone con eguali diritti. Occorre cioè uscire da un senso etnico-nazionale che viene riconosciuto agli uni e negato agli altri, in una involuzione che fino ad ora è solo stata capace di segregazione, violenza, distruzione. I tempi saranno lunghi, i fallimenti reiterati, ma occorre avere una visione più ampia in cui venga ristabilito il diritto internazionale che in questi mesi è stato calpestato, insieme alle tante vittime umane di cui questo conflitto terribile si è macchiato, all’indomani dell’atto terroristico del 7 ottobre, che da subito in tanti abbiamo condannato. Occorre credere nell’unica strada della convivenza e limitare tutte le spinte -economiche e militari – imposte con la forza brutale.

 

E qui veniamo al saggio di Roberta De Monticelli ‘L’umanità violata. La Palestina e l’inferno della ragione’ che, con lucidità e chiarezza, mostra come ad essere seppelliti siano i diritti umani e la speranza dell’efficacia del diritto che sta a metà tra la forza e gli ideali di convivenza pacifica tra diversi. Più difficile, ma anche moralmente più auspicabile, è tentare di uscire da questi sconvolgimenti in modo nuovo, facendo leva sulle potenzialità anti-idolatriche e anti-ideologiche che ci sono in ogni cultura teologica.

 

Infine, il bellissimo saggio di Arturo Marzano ‘Questa terra è la nostra terra da sempre. Israele e Palestina’, che decostruisce il titolo passo dopo passo, mettendo in luce come storicamente gli intricati giochi internazionali si siano alternati nell’area. Il rischio è considerare atavico il conflitto mediorientale, in una terra dipinta come perennemente in biblico e incline solo alla violenza, aggravata dal fatto religioso. E invece c’è molto altro in quell’area, c’è cultura, poesia, attivismo e associazionismo, ricerca storiografica innovativa. Proprio perché il 7 ottobre ha segnato una profonda disperazione, esso può anche essere un punto di non ritorno.

 

È giunto il momento di liberarsi degli stereotipi, di comprendere come non riprodurli e di immaginare i modi e le forme della convivenza futura. È un percorso accidentato e complesso ma che non può prescindere dalla parità di diritti tra ebrei e palestinesi, individuando forme di coabitazione innovative e dignità per ogni persona. Perché dalle guerre si deve uscire e la costruzione della pace prima o poi arriva. In un altro libro da poco in libreria, ‘Perché la guerra’ (Laterza 2024), Marcello Flores e Giovanni Gozzini spiegano che le guerre sono diverse ma sono sempre frutto di decisioni umane. Imparare a costruire la pace, e a renderla duratura, si può e si deve per evitare di cadere nel baratro, affinché il “mai più” non sia solo per un popolo ma riguardi tutta l’umanità.