Onu: «Donne e bambini il 70% delle vittime di Gaza»

Tiziana Ferrario: «Non si oscuri il rapporto Onu sulle vittime»

 

Questo articolo riporta numeri e dati. Lo fa grazie a rapporti e ricerche che organismi internazionali e al lavoro di giornalisti e di associazioni. Quelle che oggi con pudore riportiamo non sono solo cifre. Ogni numero corrisponde a una vita; ogni vita aveva un nome e un cognome, ogni singola persona aveva una famiglia, amici, conoscenti, ogni singola persona viveva in una comunità. Numeri che raccontano la sofferenza e il dolore.

 

Un tragico documento pubblicato ieri dall’Onu ricorda che il 70% delle 44mila vittime di Gaza è rappresentato da donne e bambini. «Una violazione sistematica dei principi fondamentali del diritto umanitario internazionale», ricorda il Rapporto reso noto a Ginevra dall’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite.

 

Il documento di 32 pagine – riporta l’agenzia stampa Ansa – descrive in dettaglio «la terribile realtà che si è verificata per il popolo di Israele e di Gaza dal 7 ottobre 2023», lo precisa un comunicato che accompagna il Rapporto, che afferma «dev’essere fatta giustizia per le gravi violazioni del diritto internazionale che sono state commesse». Le uccisioni di civili e le violazioni del diritto internazionale esaminate «potrebbero in molti casi costituire crimini di guerra e costituire crimini contro l’umanità», aggiunge l’Onu.

 

Il documento dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Ohchr) mostra quanto i civili abbiano subito il maggior impatto per via degli attacchi e con l’iniziale «assedio completo» di Gaza da parte del governo israeliano che non ha «consentito l’ingresso di aiuti umanitari» e per «le distruzioni e i ripetuti sfollamenti di massa». Una condotta delle forze israeliane, si legge, che «ha causato livelli senza precedenti di uccisioni, morti, feriti, fame e malattie», afferma il Rapporto.

 

Anche i gruppi armati di Hamas «hanno condotto ostilità contro i civili», aggiunge il comunicato stampa. Atti, condannati dall’Onu per le «gravi violazioni del diritto internazionale su vasta scala», commesse il 7 ottobre 2023 da Hamas e altri gruppi armati palestinesi contro civili israeliani e stranieri e che, a loro volta, «potrebbero costituire crimini di guerra e crimini contro l’umanità», afferma il documento.

 

Chiedendo che «non si oscuri il rapporto dell’Onu», arriva l’invito a riflettere «su quello che da oltre un anno sta accadendo a Gaza dove le operazioni militari di Israele non si sono mai fermate – ha scritto la giornalista Tiziana Ferrario sul sito Articolo 21.org. Anche se queste sui giornali e nei tg vengono ignorate, come se fossero una storia ormai vecchia. Non è così, le condizioni di vita a Gaza […] sono disumane. Non entra cibo sufficiente, non c’è acqua, non ci sono medicine. Ho guardato scioccata su Al Jazeera – l’unica tv che ha giornalisti sul campo perché a tutti gli altri Israele impedisce di entrare a Gaza – il disperato tentativo di spegnere con delle coperte sintetiche un incendio scoppiato in una tendopoli di disperati dopo un bombardamento israeliano. Non c’è acqua per domare le fiamme e le persone sono stremate. Ormai si bombardano anche le tendopoli in una strategia fallimentare che ha portato solo morte e nessuna sicurezza neppure per lo Stato ebraico».

 

Un conflitto i cui contorni ora appaiono meno chiari con l’arrivo del nuovo presidente Usa Donald Trump, perché Il mondo è cambiato, prosegue Ferrario, «non è più quello degli accordi di Abramo che il miliardario aveva siglato in precedenza con gli Emirati Arabi – prosegue Ferrario – e che l’Arabia Saudita stava per firmare, prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre, ignorando la questione palestinese. Ora il futuro del popolo palestinese è tornato prepotentemente di attualità. I paesi arabi non hanno alcuna voglia di battersi per i palestinesi, ma non possono ignorare l’umore delle loro popolazioni inorridite per quanto sta accadendo a Gaza. La partita decisiva è quella con l’Iran, nemico di Stati Uniti e di Arabia Saudita ma proprio a ottobre, con una mossa a sorpresa, la Cina ha convinto iraniani e sauditi a fare manovre navali congiunte nel mare dell’Oman […]».

 

Dal 7 ottobre 2023 a oggi si sa con certezza che sono stati uccisi 116 giornalisti, fotografi e cameramen. Il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cjp, Ong con sede a New York) tiene un conto aggiornato di uccisioni e ferimenti di operatori dell’informazione. Le vittime nella guerra in corso da un anno sono 111 palestinesi, 2 israeliani, 3 libanesi. Inoltre, sono stati registrati 35 ferimenti, 2 sparizioni e 54 arresti. Il Comitato sta faticosamente indagando anche su altri 130 casi di scomparse e ferimenti ancora da verificare. Da quando registra le uccisioni (1992) il Cpj non aveva mai certificato una simile strage. Nei trent’anni precedenti erano stati 19 i giornalisti uccisi in Israele e Territori palestinesi.

 

I numeri forniti dalla Federazione internazionale della stampa sono ancora più alti: dal 7 ottobre 2023 a oggi le vittime nel settore dell’informazione sono 128 palestinesi, 4 israeliani, 5 libanesi e un siriano.

 

Anche l’attacco su più fronti sferrato da Hamas il 7 ottobre 2023, vede ad oggi il conteggio delle vittime israeliane e straniere accertate (che comprende anche gli ostaggi uccisi durante la prigionia) in 1.205 persone, donne e bambini compresi.

 

L’articolo della Bbc.