La furia del “Dana” a Valencia

Ancora provvisorio il numero dei morti e dispersi a causa dell’evento meteo estremo che ha travolto la Spagna. La mobilitazione dell’Unione evangelica battista di Spagna nelle aree colpite

 

Dal 29 ottobre una vasta area della periferia orientale e meridionale di Valencia è stata devastata da un “Dana” – così gli specialisti definiscono questo fenomeno portatore di improvvisi nubifragi localizzati – come non si era mai vista in cento anni. Ci sono finora oltre 200 morti (cifra destinata purtroppo a salire) e un numero imprecisato di dispersi. Abbiamo intervistato il pastore Daniel Banyuls, dal 2017 al 2023 segretario generale dell’Unione evangelica battista di Spagna (Uebe), attualmente pastore missionario presso la Bonanova Baptist Church a Barcellona.

 

Qual è la situazione in questo momento nelle zone colpite?

«La situazione è devastante. In particolare a Valencia, la velocità e la quantità di questa grande piena d’acqua distruttiva hanno sorpreso piccoli comuni, colpendo circa 120.000 persone e distruggendo case, veicoli, strade e molte vite umane. Il numero dei morti aumenta ogni giorno perché sono tanti i corpi da ritrovare nelle auto, nei garage, nelle cantine, nei parcheggi e in mare. Ci sono poi ancora centinaia di dispersi: ci auguriamo che vengano ritrovati al più presto perché tra le squadre di soccorso ci sono già vittime per avvelenamenti e aumenta il rischio di epidemie. Spettacolare è stata la risposta della popolazione del Paese: più di 100.000 generosi volontari hanno raggiunto a piedi le zone colpite, carichi di cibo, acqua potabile, scope e pale, perché le principali infrastrutture sono crollate e gran parte delle comunicazioni ferroviarie e stradali è interrotta. Gli immensi danni materiali non sono ancora stati quantificati, ma si ritiene che siano storici e supereranno i miliardi di euro. Per tutte queste ragioni, le autorità affermano che questa catastrofe è il momento peggiore della storia valenciana».

 

Sono coinvolte chiese battiste?

«Sì, purtroppo alcune famiglie delle nostre chiese hanno avuto perdite materiali e alcuni templi sono colpiti ma ringraziamo molto Dio perché non rimpiangiamo alcuna perdita umana tra i nostri fratelli e sorelle. Per loro e per la popolazione in generale, le nostre chiese si stanno impegnando ad aiutare ed è una benedizione lavorare uniti di fronte a questo momento tragico, perché quando soffre una parte del corpo, soffre tutto il corpo».

 

In che modo si è mobilitata l’Unione battista spagnola?

«La Uebe dispone di un Ministero del Lavoro Sociale (MOS) la cui funzione, tra le altre, è proprio quella di mobilitare rapidamente le chiese dell’Unione in situazioni come questa, per sostenerle attraverso una raccolta fondi speciale o tramite l’invio di aiuti di emergenza. Siamo attivi in ​​queste due azioni fin dal primo giorno: le nostre chiese si stanno adoperando nel reperimento di materie prime come cibo, prodotti per l’igiene, acqua, alimenti e materiali per bambini ecc. Stiamo raccogliendo tutto questo nelle nostre chiese e inviando furgoni e camion a Valencia affinché gli aiuti non smettano di raggiungere le famiglie colpite. Stiamo sicuramente affrontando il peggior disastro naturale della nostra storia che potrebbe diventare il peggiore in Europa, superando anche le inondazioni del 2021 nell’Europa centrale, quindi dobbiamo agire e testimoniare la nostra empatia e misericordia cristiana».

 

Gli esperti affermano che questi eventi meteorologici estremi sono amplificati dal riscaldamento globale. Il governo ha il cambiamento climatico nella sua agenda politica?

«Sì, migliaia di esperti e scienziati non fanno altro che confermare che questi fenomeni sono il risultato dei cambiamenti climatici, e in questi giorni ci ricordano che sono destinati a ripetersi anche nel prossimo futuro. Vediamo tutti come le estati diventano sempre più lunghe e calde, come le ondate di caldo sono molto prolungate e producono siccità mai viste prima, i fiumi vedono la loro portata ridotta, la temperatura del mare – soprattutto un mare caldo come il Mediterraneo – è elevata anche in autunno e inverno, piove molto meno e quando piove le precipitazioni sono aggressive e violente come in questa occasione. Il governo spagnolo ha un “Ministero per la transizione ecologica e la sfida demografica” dedicato proprio all’allarme sul cambiamento climatico. In generale, la conoscenza teorica è ampia ma la risposta nelle azioni è molto lenta. Siamo consapevoli che dobbiamo cambiare i nostri paradigmi energetici e di consumo ma, per ora, stiamo procedendo molto lentamente. Forse questa dana mortale e molto vicina può generare reazioni più potenti e accelerare le trasformazioni tanto necessarie prima che sia troppo tardi, perché il cambiamento climatico sta modificando la nostra meteorologia e gli esperti confermano che piogge intense con numeri record continueranno a ripetersi».

 

Esiste una sensibilità delle chiese sulla questione ambientale? Sono state intraprese azioni concrete?

«Le chiese battiste, come il resto delle chiese protestanti, conoscono il rischio che il cambiamento climatico sta producendo, anche se ovviamente non sanno cosa accadrà nel dettaglio in futuro. Ci sono molte persone che a livello individuale sono attive e incoraggiano le persone intorno a loro a essere proattive. Ma ora dobbiamo intraprendere azioni concrete a livello più globale e istituzionale: è nostra responsabilità. Il cambiamento climatico, che ha ovviamente una base antropica sempre più evidente, ci ricorda il potere della natura alterata e quanto siamo fragili, ma dobbiamo avere speranza e ricordare che Dio ha il controllo della storia».

Foto di Rubén Cortés, direttore del Ministero del Lavoro Sociale (Mos), della Unione evangelica battista di Spagna (Uebe)