Avere familiarità con la Scrittura

Un giorno una parola – commento a II Timoteo 3, 14-15   
 

Afferra saldamente l’istruzione, non lasciarla andare; conservala, perché essa è la tua vita

Proverbi 4, 13

 

Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate, e che fin da bambino hai avuto conoscenza delle sacre Scritture, le quali possono darti la sapienza che conduce alla salvezza mediante la fede in Cristo Gesù

II Timoteo 3, 14-15

 

                              

 

Da quando è stato convertito dall’Apostolo, Timoteo si è sforzato di seguire il suo insegnamento e il suo esempio di vita. In particolare ha imparato, per averlo visto coi suoi occhi, che predicare l’Evangelo comporta persecuzioni e sofferenze: proprio a Listra, la patria di Timoteo, Paolo fu lapidato, e abbandonato per morto fuori della città.

Da allora sono trascorsi 15 anni. Adesso Timoteo è responsabile di una chiesa, e ha a che fare con alcuni membri della comunità che l’Apostolo nella sua lettera ha appena definito: “traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio” (cfr. II Tim. 3, 4). Gente così, va tenuta a distanza. Ma, timido com’è, non è facile per Timoteo fare fronte alla situazione con l’energia che sarebbe necessaria.

 

Proprio per dargli un po’ di forza in più, Paolo gli scrive, e gli ricorda che la sua vita spirituale ed il suo ministero poggiano su due saldi pilastri: uno è l’Evangelo che ha ricevuto proprio dall’Apostolo; l’altro sono le Scritture di Israele (in quei tempi non esisteva ancora una raccolta di scritti cristiani), che, secondo l’usanza ebraica che raccomandava di istruire i bambini alla lettura della Bibbia dal quinto anno di età, aveva appreso da sua madre Eunice e da sua nonna Loide (che l’Apostolo ricorda all’inizio della lettera). Perché è importante la confidenza che Timoteo abbia avuto con le Scritture? Perché esse danno la conoscenza del cammino che porta alla salvezza, che pure chiaramente poi dipende dalla fede in Gesù. In esse infatti Dio ci fa conoscere cosa dobbiamo fare per obbedire alla sua volontà, ed insieme ci rende consapevoli della nostra incapacità ad adempiere la sua Legge, e quindi del bisogno che abbiamo della sua grazia in Cristo. 

 

Nei nostri tempi di diffuso “analfabetismo biblico”, che purtroppo riguarda anche non pochi membri delle nostre chiese, aver presente anche noi il “saldo pilastro” della familiarità con la Scrittura non è affatto inutile. Amen.