«Concentrarsi su cosa ci unisce, non su cosa ci divide»
La neo eletta presidente del Consiglio metodista mondiale, Debra Wallace-Padgett, racconta i suoi auspici per i prossimi anni
Ad agosto, il Consiglio metodista mondiale (Wmc), riunitosi a Goteborg, in Svezia, ha eletto Debra Wallace-Padgett come sua presidente. Wallace-Padgett è vescova della Chiesa metodista unita dal 2012 e ha guidato sia la North Alabama Conference della denominazione che, dal 2021, la Holston Conference, nel Tennessee orientale.
Wallace-Padgett in una intervista con il portale Religion News Service ha parlato dei suoi piani per il Consiglio metodista mondiale, che descrive come «una piattaforma per il dialogo, la collaborazione e il sostegno reciproco tra le sue chiese membro», e delle sfide che il Wmc deve affrontare negli Stati Uniti.
Cosa si aspetta dal suo mandato di presidente del Consiglio metodista mondiale?
Immagino che il consiglio continui a promuovere la giustizia sociale, l’istruzione e lo sviluppo della leadership durante il mio mandato di presidente. Facendo questo, ci muoveremo verso la nostra visione di “diffondere il Vangelo facendoci discepoli di Cristo per la trasformazione del mondo”.
Il Consiglio Metodista Mondiale è composto da membri straordinariamente talentuosi che rappresentano più di 80 denominazioni da tutto il mondo. Come presidente, ho l’opportunità e la responsabilità di dare a questi leader gli strumenti per liberare i loro doni attraverso il lavoro del Consiglio Metodista Mondiale. Facendo questo, molto sarà realizzato.
Quali sono, secondo lei, le sfide più grandi che i metodisti devono affrontare qui negli Stati Uniti?
Negli Stati Uniti, i cambiamenti culturali e generazionali hanno portato a un calo della partecipazione in molte chiese, il che mette a dura prova le risorse finanziarie e la necessità di adattare i ministeri per renderli più coinvolgenti e pertinenti.
In molte chiese metodiste e wesleyane, c’è una crescente necessità di coinvolgere le generazioni più giovani che sono sempre più disconnesse dalle forme tradizionali di espressione religiosa. Man mano che la società diventa più secolarizzata, le chiese devono adattare i loro ministeri per raggiungere le persone in nuovi modi, pur rimanendo fedeli agli insegnamenti cristiani fondamentali.
Sperate di continuare a stabilire un legame con le conferenze che se ne sono andate a causa di opinioni diverse sulla sessualità e con quelle, come le conferenze della Costa d’Avorio e della Repubblica Ceca, che si stanno preparando ad andarsene?
Vedo il mio ruolo di presidente come un costruttore di ponti all’interno della nostra famiglia metodista mondiale. Sebbene vi siano effettivamente delle differenze che hanno portato alcune conferenze a prendere la difficile decisione di andarsene, credo che siamo più forti insieme che separati. Anche quando non siamo d’accordo su ogni questione, ci sono ancora tante cose che ci uniscono: il nostro amore per Dio, la fede in Cristo, l’esperienza quotidiana della presenza di Dio nella nostra vita attraverso lo Spirito Santo, l’impegno al servizio e la missione condivisa di essere parte dell’opera trasformatrice di Cristo nel mondo.
La mia speranza è che possiamo mantenere relazioni rispettose, trovare modi per collaborare nelle numerose aree in cui siamo d’accordo, onorando al contempo le convinzioni di coloro che si sentono spinti a muoversi in una direzione diversa. Desidero concentrarmi su ciò che ci unisce piuttosto che su ciò che ci divide, e mi impegno a promuovere connessioni e comprensione nella comunità metodista mondiale, in modo che possiamo continuare a rappresentare l’amore di Cristo nel nostro mondo.