160 anni di presenza metodista a Napoli
Sabato 12 ottobre al Vomero (Napoli), una serata di studio e di riflessione dal titolo «La comunità, il tempio e la città. 160 anni della testimonianza metodista a Napoli (1864-2024)». Ne parliamo con il pastore Pawel Gajewski
L’evangelizzazione metodista a Napoli è stata un capitolo significativo della storia religiosa e sociale della città. Le radici del metodismo napoletano risalgono alla seconda metà del XIX secolo, un periodo di grandi fermenti religiosi e politici in Italia.
Nel 1864 viene fondata la prima chiesa metodista a Napoli e nel 1874 i metodisti wesleyani inaugurano il tempio sito in Vico Tiratoio che fino alla fine degli anni Sessanta del Novecento resterà il principale presidio metodista nel cuore della città. Nel 1974, a causa della demolizione del tempio, la Chiesa metodista di Napoli fisserà stabilmente la sua dimora nei locali di Via Vaccaro 24, svolgendo tutte le sue attività insieme alla Chiesa cristiana del Vomero (valdese).
Per ricordare il 160esimo anniversario della presenza metodista nel capoluogo campano, la Chiesa metodista di Napoli e diaspora casertana e la chiesa cristiana del Vomero hanno organizzato per sabato 12 ottobre alle ore 16,30 in via Vaccaro 20/24, una serata di studio e di riflessione dal titolo «La comunità, il tempio e la città. 160 anni della testimonianza metodista a Napoli (1864-2024)». È il pastore della chiesa Pawel Gajewski a spiegarci le tre parole scelte per il titolo dato all’incontro: «La comunità locale è il luogo in cui viene annunciata la Parola di Dio, si celebrano i sacramenti, si prega insieme, vogliamo sottolineare ancora oggi la centralità della comunità fatta da persone credenti; con la parola tempio, che è il nostro modo protestante di chiamare a volte i locali di culto, c’è un rimando storico al tempio metodista inaugurato nel 1874 e poi demolito per motivi di sicurezza nel 1974: quella demolizione non ha intaccato la testimonianza della comunità metodista di Napoli ma anzi la convivenza e la collaborazione con la chiesa cristiana del Vomero – sancita definitivamente nel 1974 – si sta rivelando ancora oggi molto fruttuosa; infine, la città, nel senso greco di pòlis il luogo ampio in cui far giungere la predicazione e la testimonianza della comunità credente».
I metodisti a Napoli, fin dalla loro prima evangelizzazione, hanno dimostrato un profondo impegno sociale. «Da subito – prosegue il past. Gajewski – i metodisti hanno posto al centro della loro attività la cura per i più deboli e la costruzione di una società più giusta ed equa. Le loro iniziative, spesso pionieristiche per l’epoca, hanno lasciato un segno indelebile nella storia della città. I pionieri metodisti hanno fondato numerose scuole, offrendo un’istruzione di base a bambini e ragazzi, spesso provenienti da famiglie povere e analfabete. Queste scuole non si limitavano a trasmettere nozioni, ma miravano a formare cittadini consapevoli e responsabili. Oltre all’istruzione di base, i metodisti hanno promosso la formazione professionale, offrendo ai giovani le competenze necessarie per inserirsi nel mondo del lavoro. Figure chiave come Riccardo Teofilo Santi hanno promosso la creazione di strutture sanitarie e di accoglienza, come l’ospedale Villa Betania a Ponticelli e la Casa Materna a Portici, offrendo cure mediche e assistenza sociale a chi non poteva permettersele».
L’impegno sociale dei metodisti a Napoli non si è mai interrotto. Le attività dell’Ospedale Evangelico – di cui la Chiesa Metodista di Napoli è una delle fondatrici – sono state potenziate nel corso degli anni, fino a diventare un’eccellenza sanitaria. Mentre il Centro sociale “Casa Mia”, fondato nel 1953, raccogliendo anche lo spirito di Casa Materna, è presente dal 1968 a Ponticelli, continuando ad offrire alla comunità cittadina una vasta gamma di servizi educativi e culturali, dal 1996 in piena unione operativa con il “Centro Emilio Nitti”, sorto dopo il terremoto del 1980.
Cosa farne oggi di questo importante patrimonio? «Questo prezioso bagaglio di impegno e testimonianza va moltiplicato, non necessariamente nei termini puramente numerici ma nei termini di qualità del nostro impegno – aggiunge Gajewski –. Questo anniversario guarda al futuro, anche ad un luogo fisico: mi riferisco a Sant’Anna al Palazzo in Vico Tiratoio, dov’è il Comitato Permanente dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi) è proprietario di un intero piano di questa nuova costruzione, eretta proprio sul terreno dell’ex tempio metodista. La sfida è di avere un presidio evangelico, non solo metodista, di tipo sociale nel cuore della città: chi conosce Napoli sa che vico Tiratoio è a pochi passi da Piazza del Plebiscito».
Accanto a questa sfida ve ne sono altre per il futuro: «Vorremmo meglio condividere il patrimonio teologico e spirituale del metodismo italiano che qui a Napoli ha trovato delle realizzazioni molto originali, oltre alle opere sociale che ho già citato, vorrei ricordare anche il “Circolo culturale Galeazzo Caracciolo”: sarebbe una bella sfida per tutti noi evangelici italiani rilanciare questo circolo culturale anche come luogo di convergenza delle nostre molteplici iniziative culturali».
Nel corso della serata di studio e di riflessione, centrale sarà il contributo della recente pubblicazione «Metodisti in Italia» (Ed. Claudiana 2024), a cura di Daniele Garrone, Paolo Naso e Silvana Nitti.
Intervengono all’incontro, che avrà inizio alle ore 16,30: Silvana Nitti, Massimo Aquilante, Luigi Filadoro, Salvatore Cortini; introduce e modera Luciano Cirica. Conclude il pastore Luca Anziani, presidente del CP dell’Opcemi; intermezzi musicali a cura del M° Marco Ghiani.