«Cautela con la nuova norma che mette al bando una chiesa in Ucraina»

Il Consiglio ecumenico delle chiese esprime perplessità sulla legge approvata dal Parlamento ucraino

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Consiglio ecumenico delle chiese), il pastore Jerry Pillay, e il moderatore del Cec, il vescovo Heinrich Bedford-Strohm, stanno esortando alla cautela riguardo a una legge approvata dalla Rada ucraina, il Parlamento, che vieta le attività delle organizzazioni religiose associate alla Russia in Ucraina.

«Il governo dell’Ucraina ha il diritto sovrano e la responsabilità di difendere l’integrità territoriale della nazione e di proteggere i suoi cittadini, ancora di più di fronte all’invasione illegale e all’aggressione armata della Russia», hanno affermato Pillay e Bedford-Strohm.

Il Consiglio ecumenico delle chiese ha costantemente condannato la guerra della Russia contro l’Ucraina e «restiamo fermi su questa posizione» hanno affermato. «Le autorità ucraine hanno il diritto di proteggere la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina e di perseguire gli individui colpevoli di crimini contro gli interessi dell’Ucraina».

Allo stesso tempo, hanno affermato, «il Consiglio ecumenico delle chiese è profondamente allarmato dal potenziale di punizione collettiva ingiustificata di un’intera comunità religiosa e dalla violazione dei principi di libertà di religione o credo ai sensi di una nuova legge approvata dalla Rada ucraina il 20 agosto 2024».

La nuova legge attende ora la firma del presidente Zelensky.

«Invitiamo nuovamente il governo ucraino a esercitare cautela in relazione a misure che rischiano di violare il diritto fondamentale alla libertà di religione o credo e di minare la coesione sociale in questo momento di emergenza nazionale», hanno proseguito Pillay e Bedford-Strohm.

«Prendiamo atto del processo in sei fasi prescritto dalla nuova legge prima che un’organizzazione religiosa possa essere bandita e chiediamo che vi sia un approccio equo e imparziale a qualsiasi indagine del genere e che si tenga debitamente conto dei principi del diritto internazionale, della giustizia naturale e del giusto processo nell’intraprendere qualsiasi azione ai sensi di questa nuova legge».

I due concludono: «Né i crimini di alcuni individui, né le affiliazioni storiche di una particolare entità religiosa, possono essere una base sufficiente per misure equivalenti a punizioni collettive di una comunità religiosa vivente e devota in Ucraina. Il governo dell’Ucraina è responsabile della protezione dei diritti di tutti i suoi cittadini».

Photo: Ivars Kupcis/WCC