Saper aspettare

Un giorno una parola – commento a Genesi 24, 21

 

Il servo di Abraamo rimase in silenzio, per sapere se il Signore avesse o no dato successo al suo viaggio

Genesi 24, 21

 

Mentre celebravano il culto del Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: «Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati». Allora, dopo aver digiunato, pregato e imposto loro le mani, li lasciarono partire

Atti degli apostoli 13, 2-3

 

 

Nel viaggio che il servo di Abraamo compie, una famiglia e una civiltà in nuce ripongono tutte le loro speranze. Sta cercando una moglie adatta per Isacco, e per questo si è messo in cammino. Chiede al Signore un segno da parte di una ragazza del luogo, e Rebecca compie quel segno senza che le venga sollecitato, offre acqua sia a lui che ai cammelli che lo accompagnano.

 

L’uomo guarda in silenzio e aspetta: aspetta che la ragazza abbia attinto abbastanza acqua per abbeverare sia lui che il suo bestiame, intanto può riflettere, e a questo punto capisce di aver trovato la persona giusta, e che gliel’ha mandata incontro il Signore. Rebecca ha usato tutta la sua gentilezza, la sua grazia, senza pretendere niente in cambio, e ha speso il suo tempo generosamente. Il servo di Abraamo ha aspettato il momento giusto, non ha avuto premura, ha saputo evitare che la rozza fretta si intromettesse tra il suo compito e il raggiungimento del risultato. 

 

Siamo nell’era della fretta: nuovi acronimi a volte incomprensibili designano nuove ansie, in un’epoca tanto ossessionata dalla paura di perdere tempo, da non trovare neanche più quello necessario per nominare per esteso le proprie angosce. La fretta di commentare, esporre il proprio parere, arrivare primo nella gara del commento, prendere posizione, rischia di ottenebrare la mente, ottundere il giudizio, impedire di ascoltare e capire, o, peggio ancora, farci dimenticare dell’esistenza dell’essenziale.

 

Rimanere in silenzio, saper aspettare, guardare e prendere atto, non agitarsi scompostamente e avere un po’ di fiducia, cose piccole, ma da cui può dipendere molto. Spesso la Scrittura è maestra delle piccole cose che diventano grandi. Amen.

 

 

 

Immagine: Giovanni Lanfranco (1582-1647), Rebecca e Eliezer al pozzo