Fame del mondo, nazionalismo religioso e pace in Medioriente
Sono i temi delle tre importanti risoluzioni approvate dal Consiglio generale della Bwa riunito per il suo Incontro Annuale a Lagos, Nigeria, dal 7 al 12 luglio
Il Consiglio Generale dell’Alleanza Mondiale Battista (Bwa), riunito a Lagos, Nigeria, dal 7 al 12 luglio 2024 ha approvato tre importanti risoluzioni su: la fame del mondo, il nazionalismo religioso e la pace in Medioriente.
La risoluzione n. 1 (La fame nel mondo) afferma che i cristiani sono chiamati a dimostrare l’amore verso Dio amando il prossimo, soprattutto coloro che sono più vulnerabili.
Il Consiglio generale non solo «riconosce le attuali stime secondo cui circa 700 milioni di persone nel mondo, tra cui oltre 23 milioni di battisti, soffrono la fame, un dato in aumento negli ultimi anni a causa di problemi sistemici globali quali povertà, ingiustizia economica, avidità personale e aziendale, cambiamento climatico, guerra e disuguaglianza razziale e di genere»; ma «riconosce che è necessario affrontare cambiamenti strutturali e sistemici per eliminare le disparità legate alla fame e alla povertà. Ciò include lo sviluppo, la definizione delle priorità e l’attuazione proattiva di programmi di solidarietà e rafforzamento delle capacità con i governi locali, i politici, gli imprenditori e gli agricoltori per creare opportunità per mezzi di sussistenza sostenibili».
La risoluzione riafferma che la BWA «prende posizione a favore dei popoli indigeni e delle altre comunità emarginate nella salvaguardia delle loro terre, foreste e risorse da acquisizioni illegali o corrotte da parte di governi e multinazionali (Risoluzione 2023.1 del Consiglio generale della BWA); fa pressione politica per e con i popoli che sono stati storicamente colonizzati mentre perseguono lo sviluppo di un futuro sociale, economico, culturale e politico che cancelli la povertà e la fame; esorta le chiese, i sindacati e le altre istituzioni a identificare modi per pentirsi, riconciliarsi e trasformare individui e strutture, parlare apertamente contro ogni forma di pregiudizio e impegnarsi nella riflessione teologica, nel dialogo e nel sostegno per porre fine alla fame e alla povertà in tutto il mondo». La risoluzione si chiude con il rinnovato sostegno al Baptist World Aid e al Baptist World Alliance Forum for Aid and Development che aiutano i battisti nel mondo nell’affrontare i problemi della fame e della povertà.
Nella risoluzione n. 2 (Nazionalismo religioso), il Consiglio generale esprime preoccupazione per l’ascesa del nazionalismo religioso in tutto il mondo in tutte le forme di governo, dai sistemi totalitari alle democrazie. «Il nazionalismo religioso è la cooptazione del linguaggio, dei simboli, delle immagini, dei testi sacri o delle figure sacre della religione dominante per giustificare l’esercizio di potere o privilegi legali, politici o sociali e può rappresentare una nazione o un partito politico come approvato e guidato da Dio».
Il Consiglio generale «comprende che il nazionalismo religioso minaccia la libertà religiosa e può corrompere o sfruttare qualsiasi religione nel mirare ad ottenere o mantenere il potere politico. Tale fusione tra religione e identità comunitaria o nazionale può creare espressioni imperfette di fede devota e patriottismo; condanna il danno causato da tutte le forme di nazionalismo religioso che possono includere la discriminazione e il silenzio delle minoranze religiose e di altre comunità emarginate, con conseguenti atti di vandalismo, molestie, violenza, arresti, sfollamenti forzati e morte; riconosce che i battisti e gli altri cristiani non sono immuni da questa tendenza pericolosa. Nel nazionalismo cristiano il vangelo di Gesù Cristo è ridotto al vangelo del potere politico terreno; riconosce che il nazionalismo cristiano è una forma di idolatria poiché rende il proprio Stato nazionale uguale se non superiore al Dio Uno e Trino. I cristiani che perpetuano e alimentano il nazionalismo cristiano dovrebbero pentirsi, non celebrare la loro partecipazione».
La risoluzione n. 2 ancora afferma che il Consiglio regionale «ripudia la teologia del dominio e il modo in cui essa sostiene il nazionalismo cristiano come dovere cristiano. Il “dominionismo” distorce i valori del Vangelo per abusare delle chiese per guadagni politici, stimola l’avversione sociale al Vangelo, crea divisioni all’interno della chiesa e mette a tacere i cristiani e i leader cristiani che si oppongono a questa teologia del potere. Al contrario, sosteniamo il modello di impegno civico di Gesù caratterizzato dall’amore e dal sacrificio per il nostro prossimo; afferma la nostra eredità battista di lotta da oltre 400 anni per una separazione radicale delle istituzioni religiose e di governo come il modo migliore per proteggere la libertà religiosa di tutte le persone. Affermiamo inoltre una strategia cristiana costruttiva e profetica di impegno civico e di advocacy che difenda la libertà di religione o di credo per tutti, protegga i diritti umani di tutti e promuova il bene comune».
La risoluzione si chiude con l’apprezzamento ai battisti di tutto il mondo che nei loro contesti si impegnano per la libertà religiosa, e in particolare agli sforzi che si oppongono al nazionalismo cristiano come la campagna approvata dal Consiglio Generale (giovedì 11 luglio 2024) Christians Against Christian Nationalism condotta dal Baptist Joint Committee for Religious Liberty negli Stati Uniti, e il corso di formazione sulla libertà di religione o di credo, promosso dal Seminario Teologico Battista Internazionale di Amsterdam.
La risoluzione n. 3, infine, è dedicata alla Pace in Medioriente.
Dopo aver ricordato la vocazione biblica ad essere costruttori di pace e a servire come messaggeri di riconciliazione, e aver richiamato le precedenti risoluzioni approvate nel corso degli anni dalla Bwa, il Consiglio generale «condanna l’attacco, il rapimento e l’uccisione di civili, nonché la distruzione di proprietà civili, strutture e forniture indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile. Denunciamo anche la retorica genocida di qualsiasi partito o paese, specialmente quello che utilizza passaggi biblici; riafferma la Risoluzione 2019.2 del Consiglio Generale della BWA nel condannare tutte le forme di intolleranza religiosa e di violenza di matrice religiosa. Condanniamo ogni forma di antisemitismo e islamofobia e cerchiamo di portare avanti il nostro impegno nel dialogo multireligioso per il perseguimento della pace (Risoluzione del Consiglio Generale della BWA 2002.5).
Segue poi l’invito a compiere alcune azioni volte «a realizzare un programma olistico di pacificazione:
1. esorta un cessate il fuoco immediato in Israele, Cisgiordania, Striscia di Gaza, Libano e Yemen.
2. chiede l’immediata restituzione di tutti gli ostaggi (nonché dei corpi degli ostaggi morti) da parte di Hamas.
3. rivolge un appello a tutti gli Stati e agli attori non statali affinché seguano e garantiscano il rispetto delle norme internazionali di diritto umanitario.
4. sostiene una risposta multinazionale coordinata alla carestia, alle crisi mediche e abitative a nome dei civili di Gaza. Sosteniamo gli sforzi umanitari immediati e un maggiore accesso per prevenire ulteriori morti per fame.
5. ribadisce l’impegno del Consiglio Generale della BWA per un processo di pace giusto e duraturo in cui israeliani e palestinesi riconoscano reciprocamente il diritto di esistere come vicini che cercano il reciproco benessere. Pur sostenendo le iniziative per una risoluzione pacifica di questo conflitto, crediamo anche che debba essere una pace basata sulla giustizia e con una speranza radicata nelle pari opportunità per una fiorente libertà sia per i palestinesi che per gli israeliani.
6. loda i battisti e gli altri cristiani in Israele, Cisgiordania, Striscia di Gaza, Libano e in tutta la regione che continuano a condividere fedelmente la buona notizia di Gesù, a servire i bisogni umanitari dei loro vicini e a lavorare per iniziative di pacificazione. Considerando i danni significativi subiti dalla Chiesa Battista di Gaza, ci impegniamo a sostenere la presenza battista a Gaza e a preservare la comunità e la testimonianza cristiana in tutto il Medio Oriente».