Celebriamo il Signore
Un giorno una parola – commento a Salmo 106, 1
Celebrate il Signore, perch’Egli è buono, perché la sua bontà dura in eterno
Salmo 106, 1
Qualunque cosa facciate, in parole o in opere, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, ringraziando Dio Padre per mezzo di lui
Colossesi 3, 17
Celebriamo il Signore, sorelle e fratelli. Partecipiamo ai momenti di culto a lui dovuti. Rendiamogli onore e gloria nelle occasioni e nei luoghi a lui dedicati. Bene, ora che il nostro dovere l’abbiamo fatto, torniamo pure alla quotidianità della nostra vita. Abbiamo vissuto i nostri momenti da credenti, ora riempiamo le nostre giornate del profano con cui abbiamo necessariamente a che fare.
Certo, questa è una possibilità, peccato che il Salmista ci spinga nella direzione opposta. Quel “celebrate” iniziale è una parola strana che è difficile rendere in Italiano e che deriva dall’Ebraico “mano”.
Dunque, celebriamo il Signore con le nostre mani. Celebriamo il Signore con le mani giunte in preghiera: le teniamo unite, apparentemente inattive, perché riconosciamo la nostra debolezza nell’agire e attendiamo la forza di usarle come un dono da Dio e da Dio soltanto, riconosciamo davanti a Dio che noi non possiamo fare nulla senza il suo aiuto.
Ma celebriamo il Signore anche con le mani attive nel lavoro quotidiano; esso stesso diventa preghiera e lode quando lo viviamo come testimonianza a Colui che ci rende capaci di svolgerlo, a Colui che ci insegna a operare avendo davanti a noi non il nostro tornaconto, ma il bene del fratello e della sorella.
Celebriamo il Signore facendo attenzione alle nostre mani: sono aperte per il dono o chiuse per colpire? In queste scelte il nostro Signore è celebrato, con queste scelte testimoniamo non la nostra personale bontà e generosità, ma la bontà di Dio che benedice le nostre mani e ci rende capaci di usarle per un piccolo, piccolissimo, ma reale pezzo di costruzione del suo Regno. Amen.