Nuova Caledonia: la Chiesa protestante scrive a Emmanuel Macron
Il pastore della chiesa dell’arcipelago chiede al presidente francese una politica di dialogo e non di imposizione dall’alto
Nel 1988, il primo ministro Michel Rocard, circondato da consiglieri competenti, si affidava alle Chiese e in particolare alla Chiesa protestante della Nuova Caledonia per rinnovare il dialogo tra i diversi partiti, indipendentisti e lealisti, fra chi cioè chiedeva autonomia da Parigi e chi no. Consapevole che le Chiese svolgono da tempo un ruolo importante tra la popolazione, aveva creato legami di fiducia con i pastori che guidavano la riconciliazione delle famiglie politiche.
Lungi da questa saggezza, l’attuale governo ha commesso un errore nel non giocare questa carta.
Consapevole dei vincoli di comunione che uniscono le sue Chiese membro, Cevaa, la Comunità di chiese in missione di cui è parte anche la Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi, si fa portavoce della mano tesa dal pastore Höcë Kaemo, presidente della Chiesa protestante di Kanaky Nuova Caledonia a Emmanuel Macron, pubblicando la sua lettera aperta:
Lettera aperta a Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica.
Il presidente e l’ufficio della Chiesa protestante di Kanaky-Nuova Caledonia hanno deciso di inviarvi la seguente dichiarazione:
Dio accoglie ogni essere umano così com’è, senza alcun merito da parte sua. Il Suo Spirito si manifesta dentro di noi, insegnandoci ad ascoltarci gli uni gli altri. La Chiesa deve rispetto alle autorità politiche e viceversa.
Nell’attuale contesto particolarmente esplosivo per il nostro Paese, l’espressione della fede di una Chiesa e la sua fedeltà al Vangelo la sfidano a testimoniare e annunciare la speranza cristiana. Dio ci ha creato come esseri umani liberi, invitandoci a vivere in fiducia con Lui. Spesso tradiamo questa fiducia perché spesso ci confrontiamo con un mondo segnato dal male e dalla sventura.
Ma una breccia si è aperta con Gesù, riconosciuto come il Cristo annunciato dai profeti: il regno di Dio è già all’opera in mezzo a noi. Crediamo che in Gesù, Cristo crocifisso e risorto, Dio ha preso su di sé il male, il nostro peccato. Liberato grazie alla sua bontà e compassione, Dio abita la nostra fragilità e così spezza il potere della morte. Fa nuove tutte le cose!
Attraverso suo Figlio Gesù, diventiamo tutti suoi figli. Egli ci solleva costantemente: dalla paura alla fiducia, dalla rassegnazione alla resistenza, dalla disperazione alla speranza.
Lo Spirito di Pentecoste ci incoraggia a testimoniare l’amore di Dio, nelle parole e nelle opere. Ci chiama, insieme ad altri artigiani della giustizia e della pace, politici, attivisti, ad ascoltare le angosce e a combattere flagelli di ogni tipo: preoccupazioni esistenziali, rotture sociali, odio verso il prossimo, discriminazione, persecuzione, violenza, rifiuto di ogni limite. . Dio stesso essendo la fonte del nuovo e dei doni possibili.
È quindi con rispetto e umiltà, Signor Presidente, che le chiediamo:
• da un lato, di registrare ufficialmente la fine della procedura costituzionale che mira ad ampliare l’elettorato di orgine francese presente sull’arcipelago (la proposta in discussione chiede che le persone che risiedono da 10 anni in Nuova Caledonia possano votare, aspetto criticato fortemente dalle popolazioni indigene che vedrebbero in questo modo calare ancora il loro peso elettorale
• dall’altro, continuare il progetto di decolonizzazione avviato dagli “Accordi di Nouméa”, che porterebbe alla cittadinanza caledoniana.
Se c’è qualcuno che deve aiutarci a rimuovere la pietra tombale che attualmente impedisce ogni possibile resurrezione, quello è lei, signor Presidente della Repubblica.
Non abbiate paura di ritornare a questo processo legislativo che avete avviato e che mette i figli di Dio a Kanaky in Nuova Caledonia nella paura, nella resistenza e nella disperazione.
Con una tua semplice parola, questi figli di Dio di Kanaky, Nuova Caledonia, possono ritrovare fiducia e speranza.
Il tuo servitore, il pastore Var Kaemo, originario del paese di Dehu,