Come finirà con l’intelligenza artificiale?

Apple scende in campo con ChatGPT sui suoi dispositivi

 

Durante la conferenza degli sviluppatori, la Apple ha annunciato un accordo con ChatGPT per portare l’Intelligenza artificiale sui suoi dispositivi.

 

Elon Musk, Ceo di Tesla, ha descritto l’accordo tra Apple e OpenAI come una «violazione della sicurezza inaccettabile e che ne impedirà ai suoi dipendenti l’utilizzo». Nel frattempo, però, lo stesso Musk sta realizzando una sua intelligenza artificiale.

 

L’iphone 18, dunque, avrà nuovo sistema operativo con funzioni di intelligenza artificiale con l’integrazione di ChatGPT per attività come la generazione di immagini e l’assistenza alla scrittura. Gli utenti potranno scegliere di delegare le richieste a Siri come assistente virtuale un po’ per tutto.

 

Da sempre la professionalità è alla base del lavoro di ogni essere umano: essere esperti più di altri in un determinato settore (o argomento) è sempre stato un punto di forza.

 

Oggi, queste peculiarità, queste professionalità, sono ancora indispensabili, lo saranno ancora in futuro?

 

Saranno percepite e riconosciute come tali dalla società in cui viviamo? Gli esseri umani, con il loro bagaglio di professionalità conquistata grazie allo studio e alla pratica, saranno ancora necessari per altri esseri umani?

 

Luciano Floridi, filosofo italiano naturalizzato britannico, professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione presso l’Oxford Internet Institute dell’Università di Oxford, dove è direttore del Digital Ethics Lab, nonché professore di Sociologia della comunicazione presso l’Università di Bologna, non è pessimista, più che altro è realista.

 

Floridi è noto per il suo lavoro di ricerca filosofica riguardante la filosofia dell’informazione, la filosofia dell’informatica e l’etica informatica ed anche per aver coniato il termine Onlife: (contrazione di “online” e “life”), neologismo usato per descrivere l’esperienza che si vive in un mondo iper-connesso dove non esiste più la distinzione tra essere online o essere offline.

 

Nel suo libro Etica dell’Intelligenza artificiale – Sviluppi, opportunità, sfide (Raffaello Cortina editore) afferma:

«Istruzione, commercio, industria, viaggi, divertimento, sanità, politica, relazioni sociali, in breve la vita stessa sta diventando inconcepibile senza le tecnologie, i servizi, i prodotti digitali. Questa trasformazione epocale implica dubbi e preoccupazioni, ma anche straordinarie opportunità. Proprio perché la rivoluzione digitale è iniziata da poco, abbiamo la possibilità di modellarla in senso positivo, a vantaggio dell’umanità e del pianeta. Ma a condizione di capire meglio di che cosa stiamo parlando.

È cruciale comprendere le trasformazioni tecnologiche in atto per disegnarle e gestirle nel modo migliore. Uno dei passaggi oggi fondamentali è quello dell’intelligenza artificiale (Ia), della sua natura e delle sue sfide etiche.

 

L’Ia è una straordinaria tecnologia che può essere una potente forza positiva: può aiutarci a conoscere, comprendere e prevedere di più e meglio le numerose sfide che stanno diventando così impellenti, in particolare il cambiamento climatico, l’ingiustizia sociale e la povertà globale. La corretta gestione di dati e processi da parte dell’Ia può accelerare il circolo virtuoso tra maggiori informazioni, migliorare la scienza e la medicina, promuovere politiche più avvedute».

 

Tuttavia, è necessario mantenere alta l’attenzione, ricorda il professore nel quarto capitolo, perché non c’è trasparenza da parte dei produttori e l’ingegno umano, senza buona volontà, può essere pericoloso. Se l’la non è controllata e guidata in modo equo, etico e sostenibile, può esacerbare i problemi sociali, creare pregiudizi, discriminazioni; erodere l’autonomia e la responsabilità umana; amplificare i problemi del passato e condizionare il mondo del lavoro.

 

Tra le preoccupazioni del professore, c’è la manipolazione e la produzione di fake news.

 

Floridi parla di una «infosfera» compromessa, le cui difficoltà scaldano poco gli animi dell’opinione pubblica, inconsapevole dei rischi in termini di democrazia e libertà che da una cattiva informazione può creare: «Denoto un certo disinteresse da parte delle persone, ma dovrebbe essere solo temporaneo. Come per l’inquinamento ambientale, dove c’è voluto tempo per rendersi conto dei danni. Anche l’informazione oggi è inquinata. La speranza è che almeno le prossime generazioni ne abbiano consapevolezza e dunque decidano di trattare questa “infosfera” con più attenzione».

 

Tra gli esperti di informatica più noti in Italia e preoccupati per l’ascesa dell’intelligenza artificiale c’è Salvatore Aranzulla, blogger divulgatore informatico che, da anni, spopola sul web per le sue indicazioni tecniche e per la sua capacità professionale nel saper fornire risoluzioni ad ogni  problema legato all’informatica e alla tecnologia.

 

A detta sua, l’intelligenza artificiale distruggerà il 90% dei lavori. «Il 50% dei lavori d’ufficio – ha ribadito – è già inutile. Con l’Ai questa soglia salirà al 93% – prosegue rispondendo all’Adnkronos –. La domanda vera – ha chiosato – è capire cosa succederà nei prossimi cinque o dieci anni. Anche un sito come il mio, a breve potrebbe non avere più alcun senso».

 

La nostra «società elettrica» funziona proprio grazie a questo flusso ordinato di cariche e senza questo moto ordinato, anche l’Intelligenza artificiale muore.

 

Dunque, ricordiamoci sempre che è bene saper leggere, scrivere e far di conto – come dice un vecchio detto. E dunque, affidiamoci sempre alle nostre capacità del saper fare, del saper risolvere, del saper costruire, del saper creare, grazie alle nostre naturali capacità cognitive e motorie.

 

Nel buio energetico potremo sempre suonare, ascoltare, dipingere e decorare, scolpire e raccontare, sognare e informare, salvare e seminare.