L’Italia e uno strano senso della laicità

Il caso della preghiera islamica all’Università di Torino. Giuste le critiche, ma valgano in ogni caso

 

Sgomberiamo subito il campo da equivoci: per noi lo spazio pubblico deve essere e rimanere laico, sempre. In particolare un ambiente scolastico di ogni ordine e grado. Per questo le immagini della predicazione dell’imam all’interno dell’Università di Torino non ci sono piaciute.

 

Ma proprio perché la nostra è una posizione nota, tipica del percorso delle chiese riformate storiche in Italia, non possiamo tacere su un aspetto. Prima che sui contenuti della predicazione, come in ogni caso sempre discutibili, le ire di larghissima parte dello spettro politico e della cosiddetta società civile si sono concentrate sulla laicità tradita e stravolta.

 

Perfetto.

 

Ma il nostro Paese ha una lista veramente infinita di esempi di visite, sermoni, benedizioni, impartite a scuole e atenei, dal Nord al Sud senza eccezioni.

Ovviamente però da rappresentanti della Chiesa cattolica romana.

 

Vengono in mente la Lectio Magistralis del presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Matteo Zuppi, all’università di Roma Tre lo scorso anno; e poi le visite pastorali a Milano del cardinale MarioDelpini, gli interventi del cardinale Gianfranco Ravasi al dipartimento di medicina dell’Università di Parma per parlare di malattie e fine vita, o gli incontri che il cardinale di Rimini Nicolò Anselmi vuole per benedire il percorso scolastico di studenti e studentesse di terza media e quinta superiore.

 

È sufficiente accedere ad un motore di ricerca per pescare a strascico senza difficoltà. Per amor di ecumenismo ci fermiamo all’ambito scolastico, ma chi di noi non ha visto o letto di benedizioni a trattori, ambulanze, rifugi alpini, animali da affezione, torrenti e sementi alzi la mano.

 

Una laicità un po’ strana la nostra, un po’ malintesa. L’ospite cattolico sì, va sempre bene, ci appare oramai quasi uno sgarbo un non invito, una sua assenza. Hanno vinto loro, con la calma forte dei tanti. Ma noi non ci stancheremo di denunciare la continua invasione di campo.

 

 

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