In Francia la legge sull'”aiuto a morire” sbarca in Parlamento

La posizione della Federazione protestante di Francia: «incrementare le cure palliative»

 

Un aiuto a morire. Questa è la traduzione letterale di quello che Oltralpe chiamano “Aide à mourir” e che, negli ultimi giorni, ha infiammato il dibattito etico e politico francese. Ad aprile Emmanuel Macron ha presentato un disegno di legge per regolamentare il suicidio medicalmente assistito e qualche giorno fa la proposta è passata al vaglio della commissione parlamentare speciale. Il risultato è un testo ben diverso da quello iniziale, nonostante la richiesta di cautela del presidente francese e l’invito della ministra della Sanità Catherine Vautrin a «mantenere un equilibrio».

 

“Aide à mourir” , “Aiuto a morire” è la formula scelta dalla Francia per introdurre nel dibattito pubblico e politico il tema del fine vita. A fine aprile il presidente Emmanuel Macron ha presentato il disegno di legge che vuole regolamentare il tema del suicidio medicalmente assistito che ha così iniziato il suo lungo iter. Intanto è arrivata l’approvazione della commissione parlamentare speciale istituita per l’occasione. Ora il testo sarà a disposizione per il dibattito parlamentare. Una storia quella dell’aiuto am borire in Francia, avviata almeno dal 2016, dalla nota legge Leonetti-Clayes che introduceva la sedazione profonda e continua per ovviare all’accanimento terapeutico.

 

Emmanuel Macron, in una intervista doppia concessa ai giornali “La Croix” e “Libération” a fine aprile, aveva introdotto il progetto di legge ricordando le quattro condizioni cardine su cui si fonda:

«Questo sostegno sarà riservato agli adulti . Seconda condizione: le persone devono essere capaci di pieno discernimento, il che significa che i pazienti affetti da malattie psichiatriche o malattie neurodegenerative che compromettono il discernimento, come il morbo di Alzheimer, sono esclusi da questa assistenza alla morte.

 

Quindi, bisogna essere di fronte a una malattia incurabile e una prognosi vitale a breve o medio termine. Infine, il quarto criterio è quello della sofferenza – fisica o psicologica, le due cose spesso vanno insieme – refrattaria, cioè che non può essere alleviata. Se tutti questi criteri sono soddisfatti, si apre allora la possibilità per la persona di chiedere aiuto per morire. Quindi spetta a un’équipe medica decidere, collettivamente e in modo trasparente, quale azione intraprendere in merito a questa richiesta».

 

«Il termine che abbiamo scelto – concludeva Macron –  è quello di “aiuto a morire” perché è semplice e umano e definisce chiaramente di cosa si tratta. Il termine eutanasia si riferisce alla fine della vita di qualcuno, con o anche senza il suo consenso, il che ovviamente non è questo caso. Non si tratta nemmeno di un suicidio assistito che corrisponde alla scelta libera e incondizionata di una persona di disporre della propria vita. Il nuovo quadro propone un percorso possibile, in una situazione specifica, con criteri precisi, in cui la decisione medica ha il suo ruolo da svolgere».

 

Le polemiche si sono concentrate sui criteri temporali di difficile definizione, quella prognosi a medio o breve termine che appariva troppo vaga. La formula già modificata ora recita “Malattia in stato avanzato o terminale” lasciando al paziente la possibilità di decidere una volta venuto a conoscenza della gravità della malattia. Ampliando in questo modo il numero di possibili beneficiari.

 

Dal 27 maggio il testo è in discussione parlamentare e i tempi potrebbero essere molto lunghi. La Federazione protestante di Francia è in questi anni intervenuta a più riprese sul tema, suggerendo spesso di concentrare le attenzioni sulle cure palliative in grado di alleviare le sofferenze delle persone malate: «La Federazione protestante di Francia si è espressa in più occasioni sul tema della fine della vita. Nel gennaio 2019, in un contributo dal titolo “Domande protestanti sulle cure di fine vita: cure palliative, eutanasia e suicidio assistito”, ha ricordato i quattro principi strutturanti che guidano la sua riflessione etica sul fine vita:

 

1. Dio è all’origine di ogni vita: per i cristiani la dignità è intrinseca ad ogni persona perché creata a immagine di Dio.

2. La vita è un dono, una grazia. Fa parte di un’interdipendenza in cui ognuno è allo stesso tempo e successivamente beneficiario o fornitore.

3. La finitudine è un elemento strutturante della condizione umana.

4. La compassione fraterna verso i più vulnerabili è un principio fondamentale del Cristianesimo.

 

Con le fedi cattolica, ortodossa, ebraica, musulmana e buddista, la Federazione protestante di Francia ha chiaramente espresso l’inopportunità di un’evoluzione legislativa delle modalità di sostegno alla fine della vita. Oggi constata che il governo vuole andare in una direzione diversa da quella raccomandata da tutte le correnti religiose rappresentate in Francia. Nell’ambito del desiderio dichiarato di sviluppare le cure palliative e di creare un continuum assistenziale, sta valutando l’assistenza alla morte in determinate condizioni. La Federazione protestante di Francia esprime la sua profonda convinzione che nessuna legge potrà mai rispondere alla molteplicità delle situazioni di fine vita, alla loro complessità e alle esperienze e ai vissuti specifici di coloro che le vivono. Teme gli effetti collaterali di una simile legge, in particolare la pressione che potrebbe esercitare sulle persone che si sentono non accolte o un peso per i propri cari.

 

Tuttavia, la Federazione protestante di Francia desidera contribuire al dibattito parlamentare. Lo ha fatto durante i lavori della commissione speciale presieduta dalla deputata Agnès Firmin Le Bodo, partecipando all’udienza e presentando un documento che riassume le sue domande, osservazioni e richieste.

 

La Federazione protestante di Francia prende atto degli sviluppi introdotti nel disegno di legge. Accoglie gli elementi programmatici relativi allo sviluppo di una cultura delle cure palliative; dettagli relativi alle case di sostegno; la menzione esplicita di un’eventuale consultazione dei caregiver che lavorano con il paziente; dettagli relativi alla sofferenza psicologica; l’applicabilità del diritto alle cure palliative; la presenza o, eventualmente, la vicinanza di un operatore sanitario durante la somministrazione del prodotto letale.

 

La Federazione protestante di Francia deplora l’evoluzione apportata al disegno di legge iniziale che rompe con gli equilibri discussi in questi anni. Accoglie con particolare favore la formula “in fase avanzata o terminale” che apre la possibilità di accesso alla morte assistita anche quando la prognosi vitale non è direttamente coinvolta; l’introduzione di una scelta tra due modalità di morte indotta, che costituisce una transizione dall’eutanasia eccezionale inizialmente prevista verso un’eutanasia di scelta; l’integrazione del diritto alla morte assistita nel codice della sanità pubblica che rende la donazione di un prodotto letale un trattamento; l’introduzione della possibilità di includere nelle proprie direttive anticipate la richiesta espressa di aiuto a morire, che conferma una convinzione potenzialmente affermata molto prima e rompe così con il concetto del pieno discernimento della persona nella sua situazione attuale; la possibilità, su richiesta del paziente, di una riduzione eccezionale del periodo minimo di riflessione».

 

Insomma, la Federazione protestante chiede più sforzi e risorse sul fronte dell’incremento delle cure palliative. A questo link il testo completo della Fpf:

https://www.protestants.org/wp-content/uploads/2024/05/Projet-de-loi-accompagnement-des-malades-et-de-la-fin-de-vie-1.pdf