Intelligenza artificiale: qualità della vita, etica, diritti umani
Gli interrogativi nella tavola rotonda al tempio valdese di Pinerolo, all’interno del Festival della comunicazione
Tempio valdese di Pinerolo (Torino), nel tardo pomeriggio di domenica 12 maggio circa 90 persone di varia provenienza, valdesi, cattolici, non credenti, si sono ritrovate per seguire la tavola rotonda «Intelligenza artificiale e parola: dove sta la realtà?».
Organizzata dalla chiesa valdese di Pinerolo, dalla Commissione esecutiva delle chiese valdesi del Distretto e dal settimanale Riforma-L’Eco delle valli valdesi, rientra nel Festival della comunicazione organizzato dalla Società San Paolo e Figlie di San Paolo, che quest’anno si tiene proprio nella diocesi di Pinerolo, dal 10 al 19 maggio (ne avevamo parlato qui). Tra i molti soggetti ed enti coinvolti c’è stata appunto la Chiesa valdese, che volentieri ha colto questa opportunità di scambio su un tema quanto mai attuale e pervasivo, come emerso dalla tavola rotonda, in cui si sono susseguite tre dense relazioni, ricche di informazioni e spunti di riflessione, con la moderazione del direttore di Riforma, Alberto Corsani, alla quale anche il vescovo di Pinerolo Derio Olivero ha portato il proprio saluto, ricordando l’importanza di dire qualcosa, come chiese cristiane, su questo fenomeno.
Paolo Zebelloni, ingegnere elettrotecnico e presidente del consiglio di chiesa valdese di Pinerolo, dopo aver fatto “gli onori di casa” ha mostrato con un excursus storico che la storia dell’intelligenza artificiale parte da lontano, almeno dalla vicenda di Alan Turing e Enigma durante la seconda guerra mondiale, e che fa ormai parte della nostra vita quotidiana da anni, concludendo con l’interrogativo sulle implicazioni etiche di questa tecnologia, in particolare quando vero, verosimile e falso sono sempre più mescolati e difficili (se non impossibili) da distinguere.
Ilaria Valenzi, avvocata e consulente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ha poi ricordato le implicazioni, viste le numerose applicazioni della IA, sui diritti, dai diritti umani fondamentali, al diritto d’autore, soffermandosi in particolare sulla condizione di maggiore vulnerabilità delle minoranze, per esempio di fronte alla profilazione. Senza contare che l’IA non modifica solo gli aspetti pratici della vita, ma anche opinioni, emozioni, valori…
Nell’intervento finale, la pastora Ilenya Goss, coordinatrice della commissione delle chiese battiste, metodiste e valdesi per i problemi posti dalla scienza, ha espresso gli interrogativi teologici sull’IA come strumento o soggetto (qui l’articolo che anticipava l’intervento). Tema interessante, il rapporto tra intelligenza e corpo, che riguarda l’umano ma anche il “robot”: ci sono dispositivi che hanno assunto forma umana. Stiamo cercando (creando?) qualcuno con cui comunicare? Quello che fa più paura è la macchina che diventa autonoma, che prende decisioni e quindi ha potere su di noi, ma è nostra responsabilità, ha concluso, quella di governare i processi.
Le tre relazioni hanno avuto diversi temi in comune: dall’interrogativo su come affrontare le (sane) paure che la IA genera in noi, senza che queste ci blocchino, alla dinamica tra libertà (anche di ricerca, non solo personale) e regolamentazione (citato più volte il ruolo dell’Europa, che potrebbe essere determinante e apripista a livello globale), al fatto che come ogni “macchina” anche l’IA è influenzata dal pregiudizio umano.
Nonostante l’ora si fosse fatta tarda, alcuni interventi dal pubblico hanno espresso l’apprezzamento per le relazioni e l’interesse per il tema, in particolare riguardo alla possibilità o meno di escludere l’IA dalla nostra vita. La conclusione può essere riassunta nelle parole di Paolo Zebelloni, nell’invito a «non lasciare questo strumento nelle mani di chi ce lo vuole vendere».
Per chi volesse vedere la registrazione della tavola rotonda, può trovarla sul canale YouTube “Pinerolo valdese” a questo link.