Bari. Presidio a sostegno della giornalista Maria Grazia Mazzola
La giornalista fu picchiata in volto da una esponente del clan Strisciuglio per aver fatto domande scomode mentre svolgeva un’inchiesta su mafia e giovani
Si svolge stamattina 13 maggio presso la Corte di Appello di Bari un presidio con l’associazione Libera e con l’Usigrai a sostegno di Maria Grazia Mazzola, inviata speciale del TG1, da trent’anni cronista storica della prima testata Rai, che 6 anni fa fu aggredita con un pugno al volto da Monica Laera, esponente del clan Strisciuglio, perché poneva domande sul marito detenuto Lorenzo Caldarola e il loro figlio Ivan, mentre svolgeva un’inchiesta per Speciale TG1 sui giovani e la mafia nel quartiere Libertà a Bari. Laera, già condannata in Cassazione per 416 bis (associazione mafiosa), è stata condannata in primo grado a un anno e quattro mesi di reclusione per l’aggressione alla giornalista con l’aggravante mafiosa, lesioni e minacce di morte. Laera ha poi chiesto l’appello verso la decisione del Tribunale e la prima udienza si terrà appunto stamattina.
Sette le costituzioni di parte civile: insieme alla giornalista, l’associazione Libera di don Ciotti con l’avvocata Enza Rando, la Rai, il sindaco di Bari Decaro, Stampa Romana, l’FNSI, l’Ordine Nazionale dei Giornalisti. A sostegno della giornalista Mazzola è presente Daniele Macheda, Segretario Nazionale Usigrai.
Come riportato nelle motivazioni della sentenza di primo grado del giudice Giovanni Anglana, «il giornalista costituisce una minaccia seria per le associazioni mafiose, in quanto con il proprio lavoro è in grado di provocare un grave vulnus al muro di omertà che protegge, in una coltre di silenzio, le vicende criminali del clan. […] Le associazioni mafiose proliferano e si rafforzano in contesti nei quali, forti della loro fama criminale e correlata capacità di intimidazione, possono operare indisturbate, protette dal silenzio e dall’omertà, essenziali a garantire l’assoggettamento della popolazione che vive nei territori controllati dai clan». La giornalista Maria Grazia Mazzola «non ha rinunciato al diritto-dovere di informazione, pur consapevole della caratura criminale delle persone che avrebbe incontrato».
È stata inoltre provata la modalità mafiosa con la quale Laera ha agito. Si è infatti trattato di un’intimidazione su suolo pubblico, finalizzata a dare un segnale a giornalisti e giornaliste di non potere recarsi in quel quartiere per raccontare cosa accade.
«Non è accettabile che una cronista – ha dichiarato la giornalista Mazzola – debba essere picchiata da una mafiosa sul suolo pubblico mentre pone domande che sono il sale del giornalismo del servizio pubblico. Ho subito lesioni permanenti. La libertà di informazione è sacra, il sale della professione, e nessun potere deve condizionarla. Il giudice di primo grado ha sancito che ho rotto l’omertà nel quartiere Libertà controllato dal clan Strisciuglio a Bari con la mia inchiesta. Chiederemo con tutti i legali di parte civile la riconferma della condanna del boss che mi picchiò».
Anche riforma.it auspica una numerosa partecipazione al presidio, condividendo l’inaccettabilità che una cronista venga aggredita per strada e minacciata di morte mentre svolge il suo lavoro, e ritenendo prioritario il rispetto della legalità e della libertà d’informazione.