Confermata la condanna al carcere di un pastore protestante in Algeria per «culto illegale»

Nella nazione nord africana proseguono le azioni persecutorie nei confronti della Chiesa evangelica

 

La settimana scorsa un tribunale in Algeria ha confermato la condanna a un anno di reclusione per un pastore evangelico accusato di “culto illegale”, secondo quanto riportato da un gruppo di difesa legale.

 

La Corte d’appello di Tizi Ouzou ha emesso il verdetto contro il pastore Youssef Ourahamane della Chiesa Emmanuel in Algeria, ha dichiarato in un comunicato stampa l’Alliance Defending Freedom (Adf) International. Il pastore Ourahamane è da tempo uno dei massimi leader dell’associazione Église Protestante d’Algérie (Chiesa protestante d’Algeria, o Epa), che ha visto 43 delle sue chiese chiuse con la forza dalle autorità dal 2019, con solo una rimasta ad oggi aperta.

 

«Nessuno dovrebbe essere punito, per non parlare di incarcerato, per aver esercitato il proprio diritto alla libertà religiosa», ha affermato Kelsey Zorzi, direttrice della difesa della libertà religiosa globale per Adf International, che si sta coordinando con altre organizzazioni non governative per sostenere il pastore. «La decisione della Corte d’appello di confermare la condanna costituisce una palese violazione dei suoi diritti sia ai sensi del diritto algerino che internazionale e deve essere condannata».

 

Il pastore Ourahamane è stato condannato il 2 luglio a due anni di carcere e a una multa di 100.000 dinari algerini (700 Euro) per aver guidato la sua chiesa, sebbene i pubblici ministeri non abbiano fornito prove di un crimine. La sua pena è stata ridotta a un anno lo scorso novembre.

 

Dopo che il pastore Ourahamane ha presentato appello contro la condanna una seconda volta alla Corte di Tizi Ouzo, il giudice la scorsa settimana l’ha confermata e ha aggiunto alla sua pena di un anno una condanna a sei mesi con sospensione della pena, oltre a una multa.

 

Zorzi  ha espresso la speranza che la Corte Suprema dell’Algeria esamini il caso e assolva il pastore Ourahamane in modo che possa riprendere le sue funzioni di pastore.

«La comunità internazionale deve continuare a difendere il diritto di tutti gli algerini a vivere liberamente la propria fede e il culto nella comunità senza timore di persecuzioni», ha affermato.

 

La polizia di sicurezza in Algeria, su ordine del Ministero degli Interni, ha sistematicamente preso di mira le chiese per più di cinque anni, citando “salute e sicurezza” per giustificare la chiusura delle porte delle chiese e la dichiarazione di illegalità del culto.

«In un caso, hanno picchiato fisicamente un pastore davanti al suo bambino perché stava protestando pacificamente contro la chiusura della sua chiesa», ha dichiarato Adf International.

 

«Negli anni ’70, il governo ha concesso licenze a chiese che erano in gran parte piene di espatriati», ha detto il pastore Ourahamane. «Oggi il governo è preoccupato perché le nostre chiese sono quasi interamente piene di un gran numero di algerini convertiti, e quindi vuole sopprimere la diffusione del Vangelo tra noi».

Il pastore Ourahamane ha fatto appello contro la sua condanna il 26 marzo, il suo 36esimo anniversario di matrimonio. Anche un altro pastore e quattro anziani della sua chiesa hanno fatto appello il 27 marzo contro le loro sentenze di tre anni di reclusione e multe di 200.000 dinari algerini (1.400 Euro).

 

Circa il 99% dei 43 milioni di abitanti dell’Algeria si identifica come musulmano sunnita. L’Islam è la religione ufficiale di stato, ma la costituzione dell’Algeria riconosce il diritto al culto e alla libertà di parola. Secondo Adf International, il governo algerino limita la libertà religiosa e di espressione attraverso l’applicazione di leggi, comprese norme sulla blasfemia e anti-proselitismo, che prendono di mira intenzionalmente i cristiani e altre minoranze religiose.

L’Algeria criminalizza la blasfemia, con pene che includono la reclusione fino a cinque anni e multe. Il codice penale censura anche le pubblicazioni vietando i contenuti «contrari alla morale islamica».

 

L’Algeria è firmataria di importanti trattati sui diritti umani, che la impegnano a sostenere i diritti alla libertà di religione e di espressione. La Commissione statunitense sulla libertà religiosa internazionale, nel suo rapporto annuale del 2024, ha raccomandato che l’Algeria venga inclusa nella “Special Watch List” del Dipartimento di Stato per aver commesso o tollerato gravi violazioni della libertà religiosa.