La segretaria generale della Federazione luterana mondiale in visita a Gerusalemme e Cisgiordania
La pastora ha potuto vedere in prima persona l’impatto dell’attuale conflitto sui cristiani della regione
Continuare a prendersi cura delle persone bisognose, nonostante la disperazione, la guerra e l’ingiustizia: questa è stata l’impressione principale della visita di solidarietà della Segretaria generale della Federazione Luterana Mondiale (Flm) in Terra Santa.
Durante la sua visita a Gerusalemme e in Cisgiordania, la pastora Anne Burghardt ha incontrato i pastori della Chiesa evangelica luterana in Giordania e Terra Santa (Elcjhl), una chiesa membro della Flm, e lo staff del programma nazionale della Federazione luterana per Gerusalemme. Ascoltando le loro sfide nella situazione attuale, la segretaria generale ha sottolineato l’importante testimonianza della Chiesa e del programma nazionale della Flm durante i tempi di guerra.
“Dov’è Dio?”
La segretaria generale ha visitato la regione dall’11 al 16 aprile, incontrando il vescovo Sani Ibrahim Azar e i pastori della locale chiesa luterana a Gerusalemme e a Beit Jala, con il personale della Flm presso l’ospedale Augusta Victoria (Avh) e il Centro di Formazione Professionale a Beit Hanina, e con i partner umanitari. Domenica 14 aprile, dopo una notte di raid aerei a causa di un massiccio attacco proveniente dall’Iran, ha predicato sul concetto di pace nella Chiesa dell’Ascensione sul Monte degli Ulivi.
«Dove non viene vissuto il più grande comandamento che nostro Signore Gesù Cristo ha dato ai suoi discepoli, cioè amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente, e il prossimo come se stessi, sono già stati piantati semi di violenza . Nel mezzo della sofferenza causata dall’uomo, spesso ci chiediamo: “Dov’è Dio in tutto questo?”, mentre spesso dovremmo chiederci: “Dov’è l’essere umano in tutto questo?”».
Piccoli nei numeri, forti nella testimonianza
Nell’incontro con i rappresentanti dell’Elcjhl, Burghardt ha appreso dell’impatto della guerra sui cristiani palestinesi. «Molti hanno perso il lavoro e faticano a pagare l’affitto, l’elettricità e persino il cibo», ha detto.
L’Elcjhl investe sempre più nel suo ministero diaconale per sostenere i membri della chiesa che hanno perso il loro reddito a causa della guerra a Gaza. «La luterana locale è una di quelle chiese che mi ricordano che la dimensione della chiesa non dipende dal numero dei suoi membri ma dalla sua testimonianza. La Chiesa ha un forte ministero educativo, diaconale e di giustizia di genere», ha aggiunto.
All’ombra della guerra a Gaza, la comunità internazionale non ha prestato sufficiente attenzione a ciò che accade in Cisgiordania, ha affermato ancora la segretaria. Ha citato in particolare il numero crescente di insediamenti, la violenza dei coloni e gli attacchi ai villaggi e alle case palestinesi. «Anche prima che iniziasse la guerra a Gaza, dozzine di palestinesi venivano uccisi in Cisgiordania da coloni o soldati israeliani», ha detto Burghardt.
Nelle loro conversazioni, i pastori dell’Elcjhl hanno anche espresso un «sentimento di ingiustizia», ha aggiunto. «Quando abbiamo visitato il centro ambientale di Talitha Kumi, abbiamo sentito la storia di una famiglia cristiana che aveva la propria fattoria nelle vicinanze. Tuttavia, la famiglia era stata cacciata dalla propria terra dai coloni qualche tempo fa. Ora non hanno più accesso alla loro terra. Questa storia vale per molte, e i cristiani palestinesi sentono che il loro diritto a vivere nella loro patria storica è messo in discussione e che la comunità internazionale non li ascolta».
«Un motivo di orgoglio»
Anche la cura e il sostegno sono stati argomenti importanti nelle conversazioni con i dirigenti dell’ospedale luteranom sul Monte degli Ulivi, che fornisce cure salvavita per cancro e malattie renali ai palestinesi della Cisgiordania e di Gaza. Da ottobre anche i malati di cancro provenienti da Gaza e i loro accompagnatori sono stati accolti nell’ospedale perché non potevano tornare. I malati di cancro ancora a Gaza non sono stati in grado di farsi curare da quando è iniziata la guerra. «È stato straziante ascoltare le storie del personale dell’Avh che ha lavorato con pazienti provenienti da Gaza», ha commentato Burghardt.
Molti membri del personale medico di Avh vivono in Cisgiordania e superare i posti di blocco è stressante e richiede tempo. «Una delle mie preoccupazioni era come stanno affrontando la situazione» ha detto ancora Burghardt, «ed è stato bello sapere che la direzione dell’ospedale si assicura che abbiano accesso all’assistenza psicosociale. È stato stimolante vedere che, nonostante la situazione a volte senza speranza, il personale mantiene l’alta qualità del lavoro per cui Avh è noto e come continua a servire i pazienti in cura. Siamo grati che siano tra coloro i cui permessi di lavoro che consentono loro di entrare a Gerusalemme Est sono stati rinnovati». L’Avh «è motivo di orgoglio per molti e un segno che il popolo palestinese non è dimenticato», ha aggiunto Burghardt.
Un corpo
«È molto importante condividere storie di persone, di realtà quotidiane. Le dichiarazioni sono importanti, ma è altrettanto importante ascoltare le persone sul campo e condividere le loro esperienze su ciò che sta accadendo in questi giorni in Palestina», ha concluso la segretario generale della Federazione luterana mondiale. «È importante sottolineare i continui attacchi alla dignità umana nel contesto della Palestina, e ricordare ciò che la Bibbia ci dice in 1 Corinzi 12:26: se una parte del corpo soffre, tutte le altre membra soffrono con essa. Come comunione globale, dobbiamo mantenere nelle nostre preghiere la nostra chiesa membro e la più ampia comunità palestinese. Non dobbiamo perdere la speranza che le persone che vivono in Terra Santa un giorno trovino il modo di convivere pacificamente», ha concluso.