Opere e diaconia: “chiese del fare”, per il cambiamento
Sabato 6 aprile al Centro Casa mia – Emilio Nitti a Ponticelli, Napoli il Convegno della diaconia delle chiese, degli istituti e delle opere valdesi e metodiste del IV Distretto su “Chiesa nella città fra annuncio dell’evangelo, diaconia assistenziale e diaconia politica”
La “chiesa del fare”. A Napoli Ponticelli si è svolto sabato 6 aprile, il convegno della diaconia del IV distretto delle chiese valdesi e metodiste. Un momento di confronto sulle opere diaconali, le attività solidali e umanitarie delle chiese protestanti, che si svolge in uno dei luoghi storici dell’opera metodista – ha compiuto 40 anni nel 2023 -, il Centro sociale “Casa Mia – Emilio Nitti” di Ponticelli, a Napoli.
Patrizia Barba, presidente del centro Nitti, introducendo l’incontro ha sottolineato come «bisogna continuare l’impegno in questo territorio che è pieno di violenza, ma non solo, succedono anche cose belle e vanno valorizzate», ricordando la famiglia Santi, in particolare Teofilo Santi, a cui si deve anche la nascita dell’ospedale Villa Betania a Ponticelli e della Casa materna a Portici.
«La diaconia non è un optional – ha dichiarato il pastore Bruno Gabrielli, presidente della Ced (Commissione esecutiva distrettuale della Chiesa valdese) – Il suo obiettivo primario è l’emancipazione, l’affermazione del diritto di ogni persona di partecipare al bene comune».
“Tra il fare e il dire” è il titolo del libro scritto da Gabriele De Cecco, direttore del centro servizi per anziani Il Gignoro di Firenze e dal 2006 al 2015 direttore della Diaconia Valdese Fiorentina. «La presenza sociale della Chiesa non si limita alla diaconia, come se la predicazione fosse una questione di nicchia, mentre la concretezza stesse altrove…Ripartiamo allora dalla parola “chiesa” – ha detto De Cecco, intervenendo all’iniziativa odierna -: la chiesa è assemblea, che non assegna poteri e competenze parcellizzate ma promuove la crescita di tutti. E la chiesa valdese inoltre rivendica una eredità calvinista, si fonda sulla collegialità».
Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi dialogo e integrazione della FCEI, si è interrogato su «che cosa è la diaconia politica: Indirizzare il proprio fare al cambiamento al meglio non solo del singolo ma della società», essere da pungolo affinché quel servizio non sia più necessario, l’orizzonte è il superamento del bisogno, dunque. I corridoi umanitari sono un esempio di tutto ciò. La diaconia politica, per Naso, «opera in un contesto caratterizzato da due elementi: una società post secolare da un lato e dall’altro una crisi del welfare che non è temporanea. Sussidiarietà, altra parola-chiave, e quindi bisogno di una diaconia politica per sostenere la democrazia».
Ancora di diaconia politica come pungolo ha parlato Letizia Tomassone, pastora valdese a Napoli, membro del consiglio dell’ospedale evangelico Betania di Napoli Ponticelli, struttura visitata anche recentemente dal Consiglio della FCEI. Un pungolo particolarmente necessario in luoghi in cui c’è una «abitudine alla bruttezza, in quartieri ed edifici costruiti con l’amianto». Quali prospettive, nel territorio del capoluogo partenopeo e non solo? «Praticare la bellezza e il bene comune, completare – finire – non lasciare gli edifici al degrado, implementare presidi contro la camorra», ha continuato Tomassone. A proposito di Sud Italia, secondo la pastora, occorre «contrastare la legge sulla autonomia differenziata delle Regioni».