Italia. Crescita esponenziale della propaganda antisemita
La Relazione annuale 2023 dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Cdec
Il testo è supportato da tabelle, grafici e da un apparato iconografico non poco inquietante, cifra di odio e di abissale incultura del Paese; un “discorso” estremamente chiaro, diretto, che veicola apologia del nazifascismo e istigazione all’odio razziale.
La piaga dell’antisemitismo è contestuale alla situazione sociale economica culturale del Paese. Innanzitutto, un ruolo da non sottovalutare è quello di un quadro internazionale con le sue guerre destabilizzanti che inducono paura, incertezze, preoccupazioni per un futuro annebbiato da carovita, costi dell’energia, crisi climatica… Tutto ciò fa «crescere il rancore, le attitudini razziste, xenofobe e antisemite». «Nel 2022 il Censis descriveva un paese “che vive in uno stato di latenza”» e Demos parlava di «“un tempo senza tempo”» con sondaggi relativi a tematiche esistenziali, che vanno dall’ambiente al riscaldamento climatico, dalle guerre alla globalizzazione a vittime di disastri naturali, da epidemie ad atti terroristici. I dati di Ipsos sono attinenti alle disuguaglianze sociali che inducono all’indebolimento del ceto medio producendo disorientamento, frustrazione, rabbia: crescita della povertà (81%), una condizione economica di difficoltà (64%) contro una maggiormente solida (36%).
Tutti questi dati, unitamente alla «[…] percezione di una immigrazione incontrollata, spingono a cercare ancoraggi identitari fondati sulla primazia degli italiani e sulle subculture xenofobe e razziste». Il 40% tradisce insofferenza nei confronti dei migranti e il 62% ne contesta l’accoglienza, segnatamente gli ultraquarantenni (oltre il 65%) né meno i ceti medio (65%) e popolari (59%) con un forte picco di richiesta di blocco migratorio da quasi i due terzi di popolazione.
Altra faccia della situazione italiana è quella data dalla vulnerabilità giovanile. Si registra una dispersione scolastica acuta, la più alta dell’UE e nelle famiglie maggiormente disagiate: «un minore su sette lascia prima la scuola, altri ragazzi non raggiungono le competenze di base alla fine del percorso di studi». Il circuito sofisticato delle fake news ingenera disinformazione e disorientamento. Le preoccupazioni sono indotte da una tale massa di notizie fuori controllo da renderne estremamente difficile una selezione. «Oggi circa 47 milioni di italiani, il 93% del totale, si informano su almeno una delle fonti disponibili, l’83,5% sul web e il 74,1% sui media tradizionali», mentre 700.000 rinunciano a ogni sorta di informazione.
L’antisemitismo su scala mondiale è cresciuto esponenzialmente anche a causa della guerra nel Medioriente. Un fattore concomitante del crescente antisemitismo è dato dalla «[…] crescita di retoriche negazioniste dello sterminio degli ebrei durante la seconda guerra mondiale e un uso strumentale e distorto della memoria della Shoah contro gli ebrei». Da prendere in considerazione pure una crescita di episodi, anche di estrema gravità, dopo il 7 ottobre. Da un lato, la conoscenza degli ebrei è alquanto scarsa e, dall’altro, pregiudizi e luoghi comuni sono non poco diffusi e condivisi. I pregiudizi presentano una triplice faccia: i soliti luoghi comuni forieri di odio (35% [un italiano su tre]); negazione/relativizzazione/banalizzazione della Shoah (35% [sentimenti antisemiti moderati 33%; più decisi 2%]; «[…] un’ostilità antisemitica legata ad Israele» (45% [7% fortemente; 38% moderatamente]; in Europa si arriva al 49% (fortemente+moderatamente). Il conflitto induce a forti timori circa un allargamento del conflitto.
Circa atti e discorsi antiebraici nel 2023, su 923 segnalazioni solo 454 «[…] sono state rubricate come episodi di antisemitismo; un numero superiore all’anno precedente (241). «Non era mai accaduto di registrare un numero così elevato di episodi nel corso di dodici mesi, di cui 216 tra ottobre e dicembre». Tali episodi sono sottesi da matrici ideologiche: antigiudaismo tradizionale (cristiano e islamico): 25; antisemitismo neonazista/neofascista, negazione e banalizzazione della Shoah: 90; antisemitismo legato ad Israele (stereotipi antisemiti riflessi su Israele): 156; odio verso gli ebrei in quanto tali: 120; potere ebraico sulla politica e la finanza (cospirativismo giudeofobico): 63. Sotto tiro sono anche le scuole: aggressioni, molestie, bullismo antisemita…
Di fronte a tali dati estremamente preoccupanti e da non sottovalutare, vanno ricordate le buone pratiche, molto numerose, messe in atto nel 2023 tra giugno e dicembre, a contrasto dell’antisemitismo. Tra queste, il ripristino in Senato all’unanimità della Commissione Segre. A metà maggio, presso il Memoriale della Shoah a Milano, un convegno su «Le vittime dell’odio», presenti figure istituzionali tra cui il ministro dell’interno Piantedosi. A Roma, il 20 giugno, un seminario per giornalisti promosso dall’Ordine dei giornalisti e dall’Ambasciata di Israele in Italia, oltre a varie istituzioni ebraiche. La problematica dell’antisemitismo ha interessato anche il mondo dello sport in forza dell’impegno istituzionale da parte della Federazione italiana giuoco calcio e Associazione Italiana Arbitri. Quanto a iniziative editoriali, il mese di luglio vede l’uscita, per i tipi di Giuntina, di un testo collettaneo a cura di Milena Santerini, L’antisemitismo e le sue metamorfosi.
Ulteriori iniziative: in sede parlamentare viene approvato il progetto di un Museo della Shoah (ottobre); il Memoriale della Shoah di Milano ha visto, nel corso del 2023, 145.000 visitatori; a Roma si è svolta una manifestazione cui hanno aderito figure politiche e società civile (dicembre). Inoltre, un appello a condannare l’antisemitismo è giunto dal presidente della Repubblica e dalla presidente del Consiglio. E il nuovo anno è iniziato con la nomina del generale Pasquale Angelosanto a Coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, in sostituzione del prefetto Giuseppe Pecoraro (4 gennaio).