Informazione imbavagliata. La Knesset silenzia Al Jazeera

«Il pluralismo dell’informazione è necessario sempre e ovunque a prescindere». Dal 20 al 24 aprile torna a Napoli il Festival Internazionale del giornalismo civile «Imbavagliati»

 

«Imbavagliati» è un Festival Internazionale (partenopeo) di Giornalismo Civile e un sito di informazione, ideato e diretto da Désirée Klain, che dà voce a tutti i giornalisti che nei loro paesi hanno sperimentato il bavaglio della censura e la persecuzione di regimi intransigenti ma che, nonostante le censure e le persecuzioni, hanno deciso comunque di mettere in pericolo la loro vita per parlare, raccontare e denunciare. Per il diritto di informare e di poter essere informati.

La prossima edizione di «Imbavagliati» 2024 all’insegna della libertà di stampa e dell’informazione «sempre e ovunque a prescindere», come ricordano i promotori, si terrà dal 20 al 24 aprile presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli. Pubblicheremo nei prossimi giorni il programma completo dell’iniziativa.

 

E in tema di bavagli all’informazione è recente la notizia dell’entrata in vigore della legge che conferisce al governo di Benjamin Netanyahu, ricorda AdnKronos, «poteri temporanei per impedire alle reti di notizie straniere di operare in modo dannoso per Israele, legge che è stata approvata (in seconda e terza lettura) dalla Knesset».

 

In particolar modo la legge in questi giorni tocca la rete d’informazione Al Jazeera con sede in Qatar, network additato dal governo israeliano «d’essere una sponda informativa per Hamas».

 

Il ministro delle Comunicazioni israeliano Shlomo Karhi ha infatti affermato: «Non ci sarà libertà di parola per i portavoce di Hamas in Israele. Al Jazeera sarà chiusa nei prossimi giorni».

 

La legge, approvata dal parlamento monocamerale d’Israele, autorizza il ministro delle comunicazioni «di poter ordinare “ai fornitori di contenuti”  la cessazione delle trasmissione ; la chiusura degli uffici israeliani del canale considerato non idoneo;  la confisca delle attrezzature del canale; inoltre che il sito web del canale possa essere  messo offline se il server si trova fisicamente in Israele, o altrimenti, di poter bloccare l’accesso al sito web”. Queste misure – ricorda ancora l’agenzia AdnKronos –  saranno valide per 45 giorni, ma potranno essere rinnovate per ulteriori periodi di 45 giorni».

 

Secondo i termini del disegno di legge qualsiasi ordine di chiusura di un canale di notizie straniero «dev’essere presentato entro ventiquattro ore per la revisione giudiziaria da parte del presidente di un tribunale distrettuale, che deve dunque decidere entro tre giorni se desidera modificare o abbreviare il periodo dell’ordine. Il provvedimento era stato approvato in prima lettura dalla Knesset lo scorso febbraio ed è stato approvata in seconda e terza lettura e dopo un lungo dibattito nel Comitato per la sicurezza nazionale della Knesset».

 

Il sito Abc News ricorda che il governo israeliano «ha da tempo un rapporto difficile con Al Jazeera che accusa di pregiudizi contro Israele. Le relazioni tra le parti (tra il governo israeliano e la testata giornalistica del Qatar, ndr) hanno subito un brusco peggioramento circa due anni fa quando la corrispondente di Al Jazeera Shireen Abu Akleh fu uccisa da un proiettile che le colpì la testa durante un raid militare israeliano in Cisgiordania a Jenin». La giornalista palestinese-americana era nota in tutto il mondo arabo per la sua copertura critica nei confronti del governo israeliano. Israele negò allora il suo coinvolgimento, ma parlò di un possibile errore.

 

A Washington, dice ancora Abc News, «il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller ha ricordato che gli Stati Uniti non sempre sono d’accordo con la copertura di Al Jazeera, ma che ne rispettano il lavoro: «Sosteniamo la stampa libera e indipendente ovunque nel mondo – ha affermato Miller – e la gran parte di ciò che sappiamo su ciò che accade avviene proprio Gaza grazie al lavoro dei giornalisti presenti a Gaza, compresi i giornalisti di Al Jazeera».

 

Un segnale pericoloso quello di spegnere l’informazione in un momento così delicato e tragico e proprio mentre si registrano allargamenti sul fronte libanese, siriano e iraniano, attacchi a convogli umanitari e mentre le tensioni interne con manifestazioni contro Netanyahu.

 

Più di cento giornalisti sono stati uccisi (ad oggi) dalle truppe guidate dal governo israeliano dentro Gaza in risposta al brutale attacco terroristico di Hamas contro la società civile israeliana, avvenuto lo scorso 7 ottobre.