In cammino sulla via della croce e resurrezione – Maria di Magdala
Ultimo appuntamento con i 5 ritratti di alcuni personaggi che hanno incontrato Gesù sulla via della croce e dopo la resurrezione
Questi ritratti evocativi – in prima persona – sono a cura del pastore Alessandro Esposito e fanno parte delle note bibliche da lui preparate per la rivista «La Scuola domenicale» del Servizio istruzione ed educazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Non potendo essere inseriti sulla rivista per ragioni di spazio, il SIE ha generosamente condiviso con Riforma.it questo materiale che, con gratitudine, mettiamo a disposizione dei lettori e lettrici.
MARIA di MAGDALA
(cfr. Luca 24, 1-12)
1 Ma il primo giorno della settimana, la mattina prestissimo, esse si recarono al sepolcro, portando gli aromi che avevano preparati. 2 E trovarono che la pietra era stata rotolata dal sepolcro. 3 Ma quando entrarono non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 Mentre se ne stavano perplesse di questo fatto, ecco che apparvero davanti a loro due uomini in vesti risplendenti; 5 tutte impaurite, chinarono il viso a terra; ma quelli dissero loro: «Perché cercate il vivente tra i morti? 6 Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordate come egli vi parlò quando era ancora in Galilea, 7 dicendo che il Figlio dell’uomo doveva essere dato nelle mani di uomini peccatori ed essere crocifisso, e il terzo giorno risuscitare». 8 Esse si ricordarono delle sue parole.
9 Tornate dal sepolcro, annunciarono tutte queste cose agli undici e a tutti gli altri. 10 Quelle che dissero queste cose agli apostoli erano: Maria Maddalena, Giovanna, Maria, madre di Giacomo, e le altre donne che erano con loro. 11 Quelle parole sembrarono loro un vaneggiare e non prestarono fede alle donne.
12 Ma Pietro, alzatosi, corse al sepolcro; si chinò a guardare e vide solo le fasce; poi se ne andò, meravigliandosi dentro di sé per quello che era avvenuto.
Ricordo lo sconforto che m’invadeva l’anima in quel mattino che ancora doveva sorgere, in quella luce tenue incapace di scaldare il volto e il cuore. Era poco prima dell’alba ed il chiarore si indovinava appena dietro l’orizzonte: e nessuna aurora, credevo, si sarebbe levata in me. Era morto, l’avevano ucciso: come un malfattore l’avevano inchiodato al legno. Lui, che mai aveva incitato alcuno alla violenza o all’odio; lui, che per lunghi giorni avevo accompagnato per i sentieri sterrati della Galilea e sin dentro i villaggi di quella regione di contadine e pescatori. Avevo deciso di seguirlo anche quando ci annunciò che si sarebbe recato a Gerusalemme, là dove avevano dimora quei potenti che – anche lui sapeva – lo volevano morto.
Era il giorno prima del sabato, e non era ancora sceso il tramonto a colorare il giorno con la sua luce d’ombre: fu allora che vidi dove conducevano il suo corpo immobile, avvolto in un sudario. Le mie viscere s’erano disciolte in lacrime e gli occhi soltanto seguivano da lontano quel corpo amato, senza che le braccia potessero cingerlo in un ultimo saluto. Poi calò il buio anche sugli occhi: aveva il colore della pietra che fecero rotolare, lenta come il dolore che mi scavava dentro, dinanzi al suo sepolcro. E fu come se mi avessero strozzato il pianto.
Il giorno seguente mi avevano invaso il silenzio e l’assenza di lui. Non risuonava tra i vicoli di Gerusalemme la sua voce, non danzava più libera tra terra e cielo. Muta era diventata la vita, muto lo scorrere lento dei miei istanti vuoti. Tornai col pensiero a quei sorrisi che i semplici riuscivano sempre a strappargli, alla tenerezza che suscitavano in lui quanti faticavano sotto il peso della vita, a quel suo sguardo che accarezzava, a quelle sue braccia sempre tese verso quanti si sentivano lontani da Dio, respinti. Voleva che nessuno rimanesse incatenato al proprio passato, desiderava che ciascuno tornasse a credere in sé, a nutrire speranza, a costruire futuro. Nulla era così grave, per lui, da poter compromettere la possibilità di una vita nuova. Desiderava questo per ognuno che incontrava, desiderò questo anche per me e mi insegnò a desiderarlo: comprensività. E lungo sentieri che giacevano abbandonati e ripercorrendo cammini ormai smarriti, mi ricondusse sino a me stessa, riconducendomi a Dio. Così, con un sorriso lieve che il ricordo di lui fece affiorare alle labbra, mi addormentai.
Era ancora buio quando riaprii gli occhi: andai sul retro della casa, avevo voglia di stare sola a osservare l’aurora che strappa il velo scuro della notte a piccoli morsi. Al chiaro di luna e sotto la carezza di un vento lieve che annunciava la primavera, finii di preparare gli unguenti con cui avrei sfiorato il suo corpo per l’ultima volta.
Partimmo insieme con Giovanna e Maria di Giacomo quando i primi bagliori dell’alba si profilavano all’orizzonte. Ci trovavamo insieme lungo il sentiero che conduceva al sepolcro, quando, ancora lontane, avemmo l’impressione che la pietra che ne occludeva l’ingresso fosse stata rimossa: ci precipitammo all’interno, invase insieme da timore e stupore, in preda a una tempesta di sentimenti che eravamo incapaci di districare in noi.
Entrammo e non scorgemmo nulla: il corpo dell’amato non c’era più. E una rinnovata meraviglia ci invase sin nelle viscere e piombammo tutte e tre insieme in un silenzio da cui, improvvisa, inattesa, affiorò una segreta speranza.
Cominciai a ridere, e le altre pensarono che il dolore mi avesse obnubilato i sensi. «Ricordate? – dissi loro tra le lacrime – ricordate le sue parole?». D’improvviso affiorò alla memoria del cuore quanto egli ci aveva detto quando ancora solcavamo insieme i sentieri impolverati della Galilea: di come dovesse patire ingiustamente, ma di come, poi, il Padre lo avrebbe risollevato da quella morte ignominiosa. E la gioia ci divampò in petto, e corremmo ad annunciare agli altri discepoli quanto appariva finalmente chiaro ai nostri cuori increduli.
Ci guardarono in un misto di perplessità e meraviglia e credettero che stessimo vaneggiando. Solamente Pietro ebbe come un sussulto e, senza proferire parola, si alzò e corse in direzione del sepolcro. Lo vedemmo tornare, il volto impietrito, l’espressione assorta e quasi assente. Ma i suoi occhi erano come attraversati dal lampo di una gioia timida e incipiente, che s’indovinava – lieve – dietro l’irrisolta incertezza.