L’impegno della Chiesa evangelica in Marocco nell’accoglienza delle persone migranti

Luogo di approdo definitivo o tappa di un viaggio più lungo lo Stato nord africano cerca strumenti per agevolare l’integrazione

 

Per diversi decenni, il Marocco ha accolto migliaia di migranti dall’Africa. Partiti per motivi economici, politici o per motivi di studio, alcuni trovano nel Marocco la meta del loro viaggio mentre altri vi vivono più o meno lunga.

Per sostenere questi uomini e donne, la Chiesa evangelica in Marocco (Eeam) ha creato un proprio Comitato di assistenza internazionale. Questa azione diaconale, sostenuta da partner internazionali, tra cui Cevaa la Comunità di chiese in missione di cui è membro fondatore la Chiesa valdese, è strutturata attorno a quattro assi: aiuti alimentari di emergenza, acquisto di medicinali, acquisto e raccolta di indumenti, assistenza alle donne incinte e alle neo mamme.

 

Di fronte al crescente fenomeno migratorio, il Marocco ha lanciato vaste campagne per regolarizzare le persone prive di documenti (l’ultima risale alla fine del 2021). Ma il raggiungimento della fase di regolarizzazione non porta necessariamente all’accesso al lavoro. Secondo l’indagine dell’Alto Commissariato per la Pianificazione, solo il 48% dei migranti regolarizzati esercitava un’attività professionale nel 2021.

 

Per favorire il ritorno al lavoro, il Comitato di assistenza internazionale ha istituito la formazione professionale. Pianificati nell’arco di quattro mesi, coprono otto discipline quali panificazione, cucito, saldatura, verniciatura dell’alluminio, estetica, carpenteria e rivestimento. Il Comitato sostiene anche microprogetti volti a rendere autosufficienti i beneficiari.

 

Il lavoro del Comitato di assistenza internazionale è lodato a livello locale e internazionale. Nel 2023 ha ricevuto, in particolare, il premio per la migliore assistenza sociale e la preservazione della dignità umana, assegnato dall’organizzazione Ress Africa.

 

Quando è stata creata, Il Comitato ha voluto essere una mano tesa verso i più deboli e un sostegno affinché ogni persona fosse restituita alla propria dignità. La scommessa è stata vinta e i responsabili intendono trasmettere la loro competenza ed esperienza alla Chiesa riformata di Tunisi, alle prese con le stesse problematiche migratorie.