Nigeria. 287 studenti rapiti quasi un decennio dopo il rapimento di Chibok
Il secondo evento di simili proporzioni ad opera di miliziani armati sottolinea una crescente crisi di sicurezza nello Stato di Kaduna
Nelle prime ore di giovedì 7 marzo, miliziani armati di AK-47 hanno circondato la scuola governativa nella città di Kuriga, nello Stato di Kaduna, e sequestrato almeno 287 studenti, segnando il secondo rapimento su larga scala avvenuto in Nigeria a quasi un decennio dal rapimento di Chibok.
Inizialmente, le autorità hanno riferito che erano stati rapiti oltre 100 studenti, ma un successivo censimento da parte del preside Sani Abdullahi ha rivelato che ben 287 ragazzi erano dispersi. Secondo Abdullahi, circa 187 dei rapiti sono studenti della scuola secondaria e 100 frequentano la scuola primaria.
Il governatore Uba Sani ha visitato il sito e ha promesso sforzi concertati per garantire il ritorno sicuro degli studenti. «Il governo dello stato di Kaduna e le agenzie di sicurezza stanno lavorando 24 ore su 24 per garantire il ritorno sicuro dei bambini in età scolare rapiti nella comunità di Kuriga, governo locale di Chikun», ha dichiarato Abdullahi ad Associated Press. «Ho ricevuto forti assicurazioni dal presidente e dal consigliere per la sicurezza nazionale che nulla sarà lasciato di intentato per riportare indietro i ragazzi».
Secondo Christian Solidarity Worldwide, l’organizzazione che monitora le persecuzioni dei cristani nel mondo, il 1° marzo, militanti di Boko Haram hanno rapito circa 200 donne e ragazze che vivevano nei campi profughi nello stato di Borno, vicino al confine con il Camerun, una zona dove il gruppo opera frequentemente. Gli aggressori hanno inoltre dato fuoco ai rifugi e distrutto case e beni nella città di Ajari, causando perdite per milioni di naira.
La serie di rapimenti – noto al mondo il rapimento di 276 studentesse per lo più cristiane di Chibok nell’aprile 2014 – si è intensificata nel nord della Nigeria, con gruppi armati che prendono di mira le comunità rurali a scopo di riscatto.
«Ho ricevuto briefing dai capi della sicurezza sui due incidenti avvenuti a Borno e Kaduna e sono fiducioso che le vittime saranno salvate», ha twittato il presidente nigeriano Bola Tinubu. «La giustizia sarà amministrata con decisione. A tal fine, ho ordinato alle agenzie di sicurezza e di intelligence di salvare immediatamente le vittime e di garantire che sia fatta giustizia contro gli autori di questi atti abominevoli».
Il presidente ha espresso solidarietà alle famiglie colpite e ha assicurato loro che “presto si sarebbero riunite ai loro cari».
Un insegnante, che è riuscito a sfuggire al rapimento di giovedì scorso, ha riferito ai media che i banditi avevano circondato i locali della scuola non lasciando vie di fuga.
«I banditi ci hanno chiesto di entrare nella boscaglia e noi abbiamo obbedito perché erano tanti che scortavano gli alunni, circa 700», ha detto. «Quando siamo entrati nella boscaglia, ho avuto la fortuna di scappare insieme a molti altri. Sono tornato al villaggio e ho raccontato l’accaduto alla comunità. Immediatamente un nostro vigilante e il personale di KADVIS hanno seguito i banditi, che purtroppo hanno ucciso uno dei vigilanti».
Nessun gruppo ha ancora rivendicato la responsabilità dell’ultimo attacco, anche se i sospetti ricadono sulle milizie di pastori coinvolte in conflitti regionali di lunga data.
La recrudescenza dei rapimenti, in particolare in prossimità del decimo anniversario del rapimento di Chibok, evidenzia la persistente minaccia di gruppi come Boko Haram, noto per essersi opposto all’istruzione occidentale. Più di 100 studentesse – che ora sono donne – rapite nel 2014 rimangono ancora in prigionia quasi dieci anni dopo. Le famiglie di questi ostaggi «non ricevono quasi mai aggiornamenti sugli sforzi del governo per il loro rilascio», secondo quanto riferisce Open Doors, altra organizzazione internazionale che segue l’andamento delle persecuzioni contro i cristiani nel mondo.
La violenza in corso ha spinto il Dipartimento di Stato americano a chiedere che la Nigeria venga etichettata come un paese di particolare preoccupazione da parte degli organismi internazionali, citando la diffusa persecuzione religiosa soprattutto contro le comunità cristiane.
«I continui attacchi mostrano la mancanza di efficacia delle attuali politiche nigeriane e delle politiche internazionali in atto per proteggere i diritti umani e la sicurezza fondamentale», ha affermato in una nota l’organismo di vigilanza sulle persecuzioni con sede negli Stati Uniti, International Christian Concern.
Il presidente fondatore di Christian Solidarity Worldwide, Mervyn Thomas, ha affermato che per oltre un decennio, gruppi terroristici, inclusa una milizia composta da assalitori principalmente di etnia Fulani, hanno «condotto quasi quotidianamente attacchi violenti e rapimenti a scopo di riscatto in tutta la Nigeria, suscitando una risposta del tutto inadeguata da parte delle autorità». Thomas ha esortato il governo a «diventare molto più proattivo nell’affrontare la critica situazione di sicurezza della Nigeria».
Nonostante le promesse elettorali del presidente Tinubu, voci critiche come quella di Oluwole Ojewale dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza, hanno evidenziato che nessun miglioramento significativo è avvenuto nella sicurezza.