Gaza, la Parola che si fa azione

La Diaconia valdese accoglie 4 famiglie da Gaza con minori che necessitano di cure mediche urgenti. «Molto felici di poter dare una mano»

Da alcune settimane la Diaconia Valdese, il braccio sociale della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi, si sta occupando di quattro nuclei familiari che provengono dalla Striscia di Gaza. Nell’ambito di un progetto di supporto umanitario sono stati presi in carico alcuni bambini feriti o malati che necessitavano di cure urgenti.

 

La Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) ha coordinato con il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero degli Interni e quello della Salute il loro arrivo e, d’intesa con la Tavola Valdese e grazie al sostegno di un progetto dell’Otto per mille della Chiesa valdese, quattro di questi bambini, con i loro accompagnatori, sono stati accolti dalla rete della Diaconia Valdese.

 

In particolare due nuclei hanno trovato una nuova casa a Genova, con i bambini che hanno ricevuto le cure all’ospedale Gaslini, e due a Firenze, con il ricovero dei minori presso il Meyer.

Un’ azione coordinata in concerto con altre realtà di assistenza, che ha consentito al momento ad alcune decine di minori e ai loro accompagnatori di lasciare il drammatico territorio palestinese bombardato oramai ininterrottamente da 5 mesi dall’esercito israeliano a seguito della tragica azione del gruppo di Hamas lo scorso 7 ottobre.

 

«A Genova accogliamo una mamma con due bambini rispettivamente di 5 mesi e due anni e una mamma con due bambini di 3 e 5 anni, accompagnata dal fratello. Il papà, e il resto della famiglia non sono potuti partire, e ciò è ovviamente motivo di angoscia» ci racconta Alice Squillace, coordinatrice dei corridoi umanitari e di quelli universitari per la Diaconia valdese.

A Firenze si tratta «di un papà con una bimba di 8 anni e di un nucleo famigliare composto da padre, madre e tre bambini che sono stati trasferiti nell’alloggio messo a disposizione della Diaconia Valdese il 28 febbraio».

 

Una parte dei bambini era giunta in Italia, a La Spezia, il 5 febbraio a bordo della nave militare “Vulcano” dopo la fuga dal valico di Rafah e le prime cure prestate dall’ospedale “Umberto I” de Il Cairo, un’eccellenza sanitaria italiana in terra africana. Ad attenderli al porto ligure anche un mediatore culturale della Diaconia Valdese, che era salito a bordo per un primo momento di accoglienza. Altri sono giunti il 9 febbraio con un volo militare atterrato all’aeroporto di Pisa per un totale di 109 persone evacuate dall’inferno di Gaza verso l’Italia.

 

«Di fronte a questo appello non ci siamo tirati indietro» commenta Lorena Malan, direttrice dell’area Servizi Inclusione della Diaconia Valdese. «Un contributo piccolo di fronte a un conflitto così devastante, ma credo sia significativo per dimostrare che anche in quel contesto drammatico qualcosa si può fare. È la parola che si fa azione, la testimonianza che una pace è possibile. Siamo molto felici di poter dare una mano, soprattutto perché il pensiero va sempre alle persone più fragili, e chiaramente sono i bambini e le bambine che pagano il prezzo più alto delle guerre, e ci si chiede quale futuro possano avere loro davanti a questa infanzia con così tanta sofferenza».

 

Dal 2016 attraverso i Corridoi umanitari Fcei e Tavola valdese sono diventati attrici importanti nell’ambito dell’accoglienza di persone migranti, interlocutrici dei Ministeri preposti «nello sforzo anche di implementare i canali di ingresso legale in Italia» ci dice ancora Malan.

 

Intanto le famiglie in cerca di un minimo di sollievo si sono installate nei loro nuovi alloggi, quanto a lungo dipenderà da molti fattori. «Nel mentre sono iniziate le iniziative spontanee di solidarietà – conclude Squillace -. A Genova la comunità palestinese si è attivata moltissimo: vari volontari stanno aiutando sia con beni materiali che facendosi mediatori e interpreti, nel tentativo di fare sentire meno soli i nuovi arrivati».